Ne ho già parlato in un ampio articolo la scorsa settimana, ma grazie alla disponibilità dell’ing. Gian Carlo Ristori, posso pubblicare qui il francobollo dedicato al Centenario della fine della Grande Guerra con l’annullo filatelico emesso per l’occasione. Come sapete, questa emissione raffigura l’affresco principale della Cappella Votiva ai Caduti Cortonesi di Santa Margherita, realizzato dal pittore lodigiano Osvaldo Bignami (1856-1936) ed inaugurato il 28 maggio 1922.
La cartolina è stata fatta stampare da Ristori stesso, per conservare nel migliore dei modi l’annullo. Ma come si è arrivati a veder raffigurate la nostra Santa e Cortona in un francobollo a diffusione nazionale?
La storia me l’ha raccontata il prof. Ivo Camerini:
Il quindici settembre 2017, nel dopo convivio del nostro ritrovo di ex-allievi del Seminario Vagnotti, accompagnai l’avvocato Roberto Saccarello in visita alla Cappella dei caduti in Santa Margherita. Tra una riflessione e l’altra parlammo del Centenario della Prima Guerra mondiale e del suo incarico di trovare delle immagini significative per il francobollo celebrativo che avrebbero dovuto emettere il quattro novembre 2018. Buttai lì, più per battuta che altro, come sempre si fa in queste situazioni: «perché non proponi anche questo affresco cortonese?». «Fammi una foto con il tuo telefonino e poi ci studio», mi rispose. Cosa che volentieri feci e poi gli girai. Nella primavera scorsa e poi in luglio ho tenuto per lui i primi contatti con Padre Livio Crisci e, per una serie di circostanze favorevoli, ma soprattutto per la competenza e professionalità dell’avvocato Saccarello, vero cortonese innamorato della propria città, d’altronde come me e tanti altri, l’evento si è realizzato e ieri [il 3 novembre 2018] non solo c’è stata la splendida cerimonia di cui tu dai conto in maniera analitica, ma anche una bella citazione al Tg1 che ha parlato del francobollo e della nostra Cortona.
Presentazione del francobollo nell’edizione del TG1 delle 13.30 del 3 novembre 2018
Va sottolineato che la riproduzione digitale dell’affresco è stata fatta da Gaetano Poccetti, che ha prestato la propria professionalità all’iniziativa a titolo gratuito.
Un ruolo non secondario nell’iniziativa è stato assunto dall’ing. Ristori, che ha dedicato alla memoria della Prima Guerra Mondiale ampi sforzi, non ultimo il progetto di restauro della stessa Cappella Votiva, attraverso l’Associazione per il recupero e la valorizzazione degli organi storici della città di Cortona.
Ristori è autore di un bel libro che ho citato più volte su queste pagine: Sentieri di gloria. Ufficiali e soldati cortonesi nella guerra 1915-1918. Si tratta della pubblicazione più recente e più attendibile sull’esperienza dei cortonesi nella Grande Guerra, grazie ad un meticoloso lavoro sulle fonti d’archivio. L’iniziativa sarebbe meritoria solo per questo motivo, ma lo è ancor di più, in quanto è stata resa disponibile gratuitamente a tutti sul sito di Next 2.0.
Vi consiglio di leggerlo, perché rende attuali storie che ci paiono lontane. In particolare, mi permetto di suggerire il bel capitolo su Giuseppe Maffei (“Le scarpe al sole”), disperso sul Monte Corno nel luglio del 1916.
Il piano prevedeva l’occupazione di monte Corno e della sella fra la cima e quota 1801; quindi il battaglione Vicenza avrebbe dovuto attestarsi sulla sella e da qui, appoggiato sui fianchi dai due battaglioni di fanteria, sferrare l’attacco finale a quota 1801.
L’azione ebbe un buon avvio, con la conquista della cima del monte e della sella su cui si predisposero le tre compagnie del Vicenza, la 59, 60, 61 e la compagnia di marcia del tenente Battisti con a fianco il tenente Maffei. Alle due e trenta di notte del 10 luglio il maggiore Frattola, comandante del Vicenza, diede il segnale dell’attacco a quota 1801. […] Quando gli alpini del Vicenza uscirono allo scoperto, dai monti circostanti gli austriaci rovesciarono sulla sella una pioggia di shrapnel e di granate, mentre dalle trincee di quota 1801 entravano in azione le micidiali mitragliatrici. […] Aggrappati al terreno o distesi sotto i reticolati, gli alpini impossibilitati a muoversi attesero ordini: alle 4 del mattino il comandante ordinò la sospensione dell’attacco. Quasi contemporaneamente gli austriaci sospesero il fuoco; il terreno di fronte a quota 1801 era disseminato di morti, di feriti e di frammenti di corpi dilaniati dalle granate. […] Alle prime luci dell’alba due colonne di Austriaci, una proveniente da monte Spil e l’altra dalle trincee di quota 1801 si avvicinarono ai superstiti del battaglione Vicenza. […] In pochi riuscirono a fuggire, precipitando per i ripidi canaloni; i superstiti delle tre Compagnie del battaglione Vicenza e della Compagnia di marcia di Battisti furono fatti prigionieri. Fra di loro non c’era il tenente Maffei. Le perdite furono: venti ufficiali fra feriti, morti e prigionieri e circa quattrocentocinquanta soldati fra morti e prigionieri.
Nella seconda decade del luglio 1916 la famiglia Maffei fu informata che Giuseppe risultava disperso in combattimento. Al termine del conflitto, con il rientro dei prigionieri ed il loro interrogatorio, si conobbe quanto era accaduto. Giuseppe Maffei aveva partecipato all’assalto di quota 1801 alla testa del suo plotone. Ferito, continuò ad incitare i suoi alpini ad avanzare, ma una granata lo colpì in pieno.
La città di Cortona, negli anni venti, gli dedicò la strada che congiunge la Croce del travaglio con la porta Berarda, ingresso in Cortona nel Medioevo, attraversata da Margherita di Laviano, la santa cui Giuseppe Maffei era particolarmente devoto, al suo arrivo nella città nel XIIIo secolo. A Cesare Battisti, Cortona dedicò la principale strada di accesso alla città.
La famiglia discendente da Niccolò Maffei è oggi estinta.
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