Ultimo incontro con Santino all’Elba. L’Isola per lui, tutto l’anno, era luogo di lavoro. Quella settimana d’estate si era concesso un po’ di riposo, dedicandosi anche alla bicicletta: una mountain bike nuova di zecca. Per amicizia, e non temendo il confronto con un ciclista goffo, m’invitò a seguirlo nell’escursione-collaudo della sua due ruote a pedali. Percorso suggestivo e breve: direzione Rio nell’Elba, da Porto Azzurro al Santuario oltre il cimitero, poco fuori dall’abitato; due kilometri in lievi saliscendi. Conversammo allegri, vacanzieri spensierati. Ogni tanto Santino lamentava doloretti: alla schiena, alle spalle, alle chiappe, ai muscoli delle gambe,… fastidi tipici di chi s’imbarca in bici avendo praticato solo sport sedentari: davanti alla TV o in tribuna allo stadio. Santino, stimato presidente della società di calcio Cortona Camucia – a Lui è dedicato lo stadio di Maestà del Sasso – era più portato a dinamizzare sportivamente le gambe altrui che le proprie, abituate a girellare per uffici e cantieri, impigrite sopra poltrone o sui sedili dell’automobile. Dopo la biciclettata, non ci rivedemmo più. Ripresi ogni anno a cambiare luoghi di vacanze, su pressioni familiari stanche della “solita” Elba. Delle vicende dolorose di Santino, ancor giovane gravemente malato, seppi a morte avvenuta.
La sua storia, umana e imprenditoriale, è comune alla generazione post bellica. Giovane, senza avere alle spalle un’impresa già avviata, riuscì a imporsi nelle attività imboccate arricchendosi, certo, ma senza ostentare il nuovo status. Legato a stili di vita morigerati, soprattutto mantenutosi “alla mano”, ascoltava chiunque, anche inevitabili rompiscatole. Esposti al pubblico, ci si imbatte in ogni sorta di individui, anche senza volerlo.
Self-made-man, Santino, diplomatosi geometra, aprì uno studio professionale e si costruì un’impresa edile. Sposata Concetta, brillante ragioniera bancaria, anch’essa contribuì alla crescita degli affari con le sue competenze finanziarie. A Concetta, scomparso il marito, è toccato l’onere, gestito con sapienza, della gravosa eredità imprenditoriale. Santi Tiezzi, Santino per gli amici, svolse gli impegni professionali con perizia e passione, curandoli a trecentosessanta gradi. Dall’acquisto dei terreni, alla progettazione, all’esecuzione dei lavori, alla vendita dei fabbricati, dedicando, a ogni fase, riscontri scrupolosi. Affarista serio, non abborracciava. Attento ai clienti, progettista per conto terzi e costruttore in proprio, cercava la soddisfazione dell’utenza sulla qualità dei manufatti, sulle rifiniture, assecondando le disponibilità economiche del cliente. Applicando criteri di buon senso, ottenne risultati notevoli. Pur non considerandosi benefattore, combinava al meglio il suo tornaconto col gradimento altrui, basandosi sulla parola che per lui era un contratto.
La concomitanza d’esser presidente del Cortona-Camucia calcio e i successi imprenditoriali in edilizia, l’esposero inevitabilmente al paragone col rampante Silvio Berlusconi, presidente del Milan e costruttore di Milano Due. Su cui Santino, per l’evidente confronto sproporzionato, faceva grasse risate. Pure in dimensione paesana, nel raffronto Santino faceva la sua bella figura. Avendo esteso le attività fuori dal Cortonese in altre località Toscane, fino all’approdo Elbano. Dov’era intervenuto la prima volta a sbrogliare la matassa a una cooperativa di utenti (di Castiglion Fiorentino?) intenzionati a costruirsi appartamenti al mare. Risolto il problema ai quasi compaesani, a Santino piacque seguitare a costruire case e negozi per conto proprio all’Elba, togliendosi tali e tante soddisfazioni da impiantarci un ramo di attività, oltre a quelle in terraferma. Almeno un giorno a settimana, l’avresti trovato a prender trafelato l’ultimo traghetto da Piombino per l’Elba, a sera inoltrata. Dopo giornate zeppe d’impegni.
Il segreto di Santino coi clienti e gli amministratori locali, con cui per forza doveva confrontarsi, era il classico “veniamoci incontro!”, associato a facile comunicativa, parole semplici, gesti e sorrisi che rivelavano un carattere determinato, e, al contempo, intelligente, aperto, competente, gioviale e rispettoso dei ruoli altrui.
Cocciuto e tenace perseguiva l’obiettivo, scavalcandolo di petto, o aggirandolo pazientemente. Difficilmente s’arrendeva. Se non per primo, copiando altri, Santino era capace di introdurre nella realizzazione degli edifici soluzioni che apparivano innovative nel ricavare da lotti edificabili il massimo delle volumetrie possibili, pur rispettando i limiti dei regolamenti edilizi. Allo stesso modo, non si scoraggiava davanti a richieste di amministratori civettuoli, come il sindaco di Porto Azzurro che chiese a Santino di costruire, al posto d’un tetto condominiale, una piscina, per valorizzare la sua città nelle foto aeree… La piscina fu fatta e resa funzionante, frequentata da un variegato pubblico. Tra cui, se ben ricordo, anche da un galeotto benestante in libera uscita dal famigerato carcere Elbano. Personaggi dai passati burrascosi era frequente incontrarli a spasso nell’Isola, in via di reinserimento, come il tizio che aveva accoppato moglie e suocera, non essendo ritenuto più socialmente pericoloso (fuori ad attenderlo non c’erano un’altra moglie e un’altra suocera…). Oltre alle costruzioni, Santino prese a gestire anche residenze per vacanzieri.
Ricordo tra i suoi acquirenti pure un discendente laterale degli zar Romanov.
Ma, portati da Santino, era facile imbattersi in nuovi Elbani, in prevalenza, aretini e cortonesi. Perciò la sera era facile incontrarsi tra conoscenti sul lungomare a sorbire un gelato, o, il giorno, stesi al sole in una delle tante spiagge dai variegati fascinosi arenili. Perciò, Santino ebbe il merito di far scoprire e apprezzare l’Elba a numerosi concittadini, e di costruire alloggi, locali commerciali e artigianali in gran quantità in mezza Toscana nell’epoca del più recente, e ultimo, boom edilizio.
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