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Renzi e l’articolo 18

Renzi sa benissimo che non esiste nessun problema art. 18, lo sa benissimo perché il giovanotto è scaltro, intelligente, ben introdotto nella politica, quella che “conta”. I suoi “consigliori” gli hanno certamente detto che quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori non è e non può essere in alcun modo di ostacolo alla ripresa occupazionale ma che sono ben altri i tasti da toccare per far ripartire questo Paese.

Eppure lui ed i suoi “consigliori” stanno puntando molto su questo argomento tanto da farlo diventare il principale nel panorama politico italiano (il giovanotto si è reso conto che le difficoltà sono maggiori di quello che pensava e che quindi un diversivo può essere utile).

Le ragioni sono molte e probabilmente cercare di investigarle tutte ci porterebbe fuori strada, ma alcune di esse appaiono abbastanza chiare, limpide ancorchè assolutamente non condivisibili.

Renzi, che è diventato Presidente del Consiglio senza consenso popolare (ora si vanta di averlo avuto a posteriori in occasione delle Europee) mentre “rasserenava” Letta circa la sua correttezza politica e comportamentale, deve legittimarsi davanti al Paese come leader forte, come persona delle certezze, una sorta di “conducator” senza macchia e senza paura, capace di traghettare il Paese fuori dalla palude. A dire il vero questa non è poi una novità, già nel periodo della rottamazione si era dipinto con queste vesti, con una differenza però, allora si ammantava di una veste da “nuova sinistra”, moderata ma al contempo a suo modo rivoluzionaria, ora le vesti sono cambiate, sono più consone al personaggio, ora sono quelle del restauratore, di quello che è sempre stato, del vecchio democristiano, abile a districarsi nei mille rivoli della politica.

Ed ora è chiara, anzi chiarissima la sia “mission”. Legittimarsi, davanti a quelli che sono realmente i Poteri Forti. Confindustria, Marchionne e in politica, tutta quella nebulosa ex democristiana dispersa in mille rivoli che attende di essere riunificata dopo un sostanziale rilavaggio dal periodo berlusconiano. Questo è lo scopo di Renzi, riuscire a fare con “manovalanza politica” della ex sinistra, una operazione prettamente di destra, dire in modo diverso quello che Berlusconi ha detto per anni e che per anni non è riuscito a fare compiutamente. Non ci riuscì Berlusconi a demolire il sindacato nel 2002, anche allora sventolando l’art. 18 perché la CGIL portò il Paese in piazza e ci riuscì parzialmente Monti utilizzando il terrorismo psicologico del baratro con il kamikaze Fornero.

Ora ci prova lui e se ci riuscirà si legittimerà dinnanzi ai Poteri forti come un centrista che è in grado di dar garanzie a partire dalla museruola al sindacato. Tutto quello che potrà venire dopo sarà solo consequenziale.

In questo panorama la cosa che più meraviglia non è quindi quella che Pierluigi Bersani ha chiamato deriva a destra della politica del Pd. Basta essere osservatori attenti dell’evoluzione politica di questi anni per rendersene conto. Quello che semmai sconcerta è la eccessiva prudenza della cosidetta sinistra Pd. Farà passare anche questa? Continurà con il motto civatiano che non sì è d’accordo ma la battaglia si fa dentro il partito?

Rischiando di essere triviale pongo un interrogativo a queste persone, ma si rendono conto che quello che si sta facendo loro è una operazione di “snaturamento della personalità”? Si rendono conto che ormai la criminalizzazione di tutto ciò che la sinistra ha fatto dal dopo guerra ad oggi, nel paese, in Parlamento, nelle amministrazioni locali, è il piatto quotidiano dei renziani? Vogliono essere confinati in una sorta di riserva indiana con il solo ruolo di testimonianza?

Sono domande amare, terribili per chi ha vissuto una sinistra nella quale accanto alle inevitabili carenze ed agli inevitabili e a volte evitabili errori si sono viste nascere, vivere pagine meravigliose sui temi dei diritti, della democrazia, del progresso. Se molti di noi, figli di operai e contadini hanno avuto la possibilità di studiare, di emanciparsi lo si deve anche e soprattutto al ruolo riformatore e progressista della sinistra e del sindacato italiano.

E’ possibile lasciarlo morire definitivamente questo mondo e per giunta farlo morire per mano di una forza che in grandissima parte ha ancora una base elettorale con gli stessi aneliti? No, bisogna sperare che non sia così, bisogna confrontarsi, lottare perché non sia così. I Bersani, i Cuperlo, i Civati e quanti altri ancora dentro il Pd credono nei valori fondanti della sinistra italiana questo sussulto devono averlo. Alla loro sinistra ci sono persone che avevano creduto nel programma Bersani-Vendola delle ultime politiche. Ci fu chi quel progetto politico lo boicottò, chi preferì sacrificare tutto per una torbida partita interna. E’ da quel progetto che bisogna ripartire.

Non è l’art. 18 in ballo in questi giorni, in questi giorni è in ballo il diritto di rappresentanza, la libertà sindacale, l’idea stessa di sinistra.

Remo Rossi

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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  • Ogni tanto mi fermo a pensare cosa sarebbe il governo oggi, se fosse stato eletto Presidente della Repubblica Prodi o Rodotà e Bersani premier con Vendola vice e arrivo alla conclusione che forse, se non altro per la loro esperienza e capacità, oggi la situazione sarebbe diversa in senso positivo. Gli italiani hanno voluto così...e così è !!!
    L'altra questione riguarda il sindacato e dico, ma se togliamo Landini della FIOM c'è qualche altro ? Ma ce li ricordiamo Lama, Benvenuto e Carniti ? Altri tempi, eppure le discussioni c'erano anche allora.
    L'ultima, il problema dei giovani che non fanno e non dicono nulla, salvo qualche coraggioso che tenta d'impegnarsi in politica e allora perchè devo andare io a protestare contro la Fornero quando poi mancano tutti gli interessati al problema e cioè, cassintegrati, disoccupati e giovani in cerca di lavoro? Secondo me il WEB è impoportante per comunicare, ma non può sostituire la piazza...non dico di fare la rivoluzione, ma almeno far sentire la voce di chi non ci sta, almeno quello !!!
    Remo, grazie per l'interessante e acuta osservazione sull'attaule situazione politica che ci divrebbe far riflettre un pò...basta qualche minuto.

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Michele Lupetti

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