LE NUOVE USCITE:
Short Skin
Regia di Duccio Chiarini. Con Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Miriana Raschillà, Bianca Ceravolo.
Il diciassettenne pisano Edoardo ha un vero problema: un prepuzio troppo stretto che non permette al glande di uscire “come dovrebbe”, e per via di quella “pelle corta” non può avere una vita sessuale soddisfacente, nemmeno fra sé e sé.
La famiglia di Edoardo trascorre l’estate sul lungomare toscano: la madre “tiene casa”, il padre sfarfalleggia, la sorellina Olivia cerca di far accoppiare il suo cane e Edoardo sospira davanti alla finestra della dirimpettaia Bianca, che fino a quel momento l’ha confinato al ruolo dell’amico. Riuscirà Edoardo a superare i suoi problemi sessuali, fisici ed emotivi?
Samba
Regia di Eric Toledano, Olivier Nakache. Con Omar Sy,Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim, Izia Higelin, Youngar Fall.
Un incontro fra due mondi, quello di Samba (Omar Sy), senegalese clandestino che vive in Francia da 10 anni e colleziona lavoretti per sopravvivere, e quello di Alice (Charlotte Gainsbourg), una dirigente d’azienda che dopo un crollo psico-fisico da stress decide di cambiare vita. Lui tenta tutte le strade per la regolarizzazione, mentre lei cerca…
Il figlio di Hamas
Regia di Nadav Schirman. Con Mosab Hassan Yousef,Gonen Ben Yitzhak, Sheikh Hassan Yousef .
Cresciuto in Palestina, da adolescente Mosab Hassan Yousef sviluppa un’avversione nei confronti di Israele che, da ultimo, lo porta in prigione. Qui, colpito dalla brutalità di Hamas e spinto dalla repulsione per i metodi del gruppo – in particolare gli attentati suicidi – Mosab matura una “conversione” inaspettata, iniziando a vedere in Hamas un problema, non una soluzione. Reclutato dallo Shin Bet (il servizio di sicurezza interna d’Israele) col nome in codice di “Green Prince”, per oltre un decennio spia dall’interno l’élite di Hamas, rischiando la vita e facendo i conti con la sensazione di tradire il suo popolo e la sua stessa famiglia. Nel tempo, il rapporto tra Mosab e il suo referente allo Shin Bet, Gonen Ben Yitzhak, si fa sempre più leale. Una lealtà che nessuno avrebbe potuto immaginare.
In the box
Regia di Giacomo Lesina. Con Antonia Liskova, Niccolò Alaimo, Jonathan Silvestri.
Elena, una giovane donna, si ritrova “inscatolata” in un’auto a sua volta chiusa in un garage. Non sa come sia arrivata lì, né perché, né chi l’abbia rinchiusa all’interno di quelle scatole cinesi. Ma sa che vuole uscirne a tutti i costi per raggiungere la figlia Vanessa e mettere in atto insieme a lei un piano ideato da tempo.
Sarà il mio tipo?
Regia di Lucas Belvaux. Con Émilie Dequenne, Loïc Corbery,Sandra Nkake, Charlotte Talpaert, Anne Coesens.
Il film narra la storia d’amore tra Clément, giovane professore di filosofia parigino trasferito per un anno ad insegnare ad Arras, una tranquilla cittadina nel nord della Francia, e Jennifer, un’esuberante parrucchiera che da sempre vive fieramente ad Arras. Ma mentre la vita di Clément è scandita dalla lettura di Kant o Proust, quella di Jennifer è ritmata dai romanzi rosa e dalle riviste di gossip, nonché dalle colorate serate nei locali dove si esibisce cantando con le colleghe di lavoro. Clement e Jennifer hanno il cuore e il corpo liberi per lasciarsi andare alla più bella delle storie d’amore, ma riuscirà questa passione a travolgere anche le loro barriere culturali e sociali?
I bambini sanno
Regia di Walter Veltroni.
Amore, sessualità, vita, morte, raccontati attraverso gli occhi, i volti e le voci di trentanove bambini tra i 9 e i 13 anni. Il nuovo film di Veltroni propone uno sguardo inedito, per raccontare la vita da un punto di vista puro, commovente e sincero, come solo quello dei bambini sa essere. Un’indagine che punta ad aggiornare il repertorio dei volti che compongono la nazione, a cogliere le nuove urgenze e che può contribuire a riflettere sulla nostra organizzazione sociale e familiare, mostrando le eccellenze e le contraddizioni del tempo presente. Allo stesso tempo è un lavoro cinematografico che fa sorridere, commuovere e che colpirà per la profondità, anche poetica, di molte risposte dei piccoli protagonisti.
Le frise ignoranti
Regia di Antonello De Leo, Pietro Loprieno. Con William Volpicella, Nicola Nocella, Giorgio Gallo, Davide Donatiello,Eva Riccobono.
Luca è pugliese, ha trent’anni e un lavoro che non lo appassiona. E’ sposato con Caterina, una ragazza bellissima ma assillante. Suo padre Mimmo è più scapestrato e inaffidabile di un ragazzino. Con queste premesse, Luca vive in un eterno limbo fatto di tante rinunce e poca vivacità. Per fortuna può contare sui suoi amici, con cui suona nello sgangherato gruppo de Le Frise Ignoranti: Franchino, casinista fino al midollo ma generosissimo; Nicola, con tante idee ma sempre senza un euro; Willy, perennemente rilassato in un suo fumatissimo epicureismo. Grazie alla loro compagnia, Luca riesce a superare i continui momenti di crisi coniugale. Ma durante la loro tournee, Luca è raggiunto dalla terribile notizia che suo padre Mimmo ha un tumore all’ultimo stadio ed è sparito nel nulla. Luca, Franchino, Nicola e Willy decidono così di partire alla ricerca di Mimmo, percorrendo in lungo e in largo la Puglia e la Basilicata per avere indizi dalle persone che ultimamente lui frequentava.
Road 47
Regia di Vicente Ferraz. Con Sergio Rubini, Daniel de Oliveira, Francisco Gaspar, Thogun, Julio Andrade.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nella zona di Monte Castello, in Italia, gli sminatori della Forza di Spedizione Brasiliana (FEB), si lasciano prendere dal panico e si sparpagliano a casaccio ritrovandosi nel bel mezzo della “terra di nessuno”. Durante il percorso, incontrano altri due disertori: un soldato italiano pentito che cerca di unirsi ai Partigiani e un ufficiale tedesco in fuga, ormai stanco della guerra. Con l’inaspettato aiuto del loro ex-nemico nazista, tutti i soldati si trasformano in eroi, sminando uno dei campi minati più temuti della Linea Gotica ed aprendo così la strada ai mezzi pesanti degli alleati.
Squola di Babele
Regia di Julie Bertuccelli.
Sono tutti appena arrivati in Francia. Possono essere Irlandesi, Serbi, Brasiliani, Tunisini, Cinesi o Senegalesi. Questi giovani tra gli 11 ed i 15 anni si ritrovano insieme nella stessa classe in una scuola media parigina per imparare il francese. La regista Julie Bertuccelli segue i loro sforzi per apprendere la nuova lingua durante il corso dell’anno scolastico. In questa arena multiculturale, vediamo l’innocenza, l’entusiasmo ed i tumulti interiori di questi adolescenti, colti nel pieno del principio di una nuova vita. Questa visione sfida le idee preconcette a proposito della scuola, della religione e dell’integrazione e manda un messaggio pieno di speranza.
IL FILM CONSIGLIATO DELLA SETTIMANA:
Adaline – L’eterna giovinezza
Un buon prodotto di entertainment che sostiene la curiosità e l’attenzione del pubblico.
Regia di Lee Toland Krieger. Con Blake Lively, Michiel Huisman, Kathy Baker, Amanda Crew, Harrison Ford.
Nata agli inizi del ‘900, Adaline Bowman (Blake Lively) quando ha quasi trent’anni sfiora la morte in un incidente: un’incredibile coincidenza astrale blocca il suo invecchiamento, rendendo da quel momento la sua vita un percorso in incognito e solitudine, fino ai giorni nostri. Con la prospettiva che muoia sua figlia ormai ottantenne (Ellen Burstyn), l’unica che conosca il suo segreto, cede all’affetto del giovane Ellis. Quando conoscerà i genitori di lui (Harrison Ford eKathy Baker), capirà di non poter più fuggire.
Adaline – L’eterna giovinezza (The Age of Adaline), sceneggiatura del producer J. Mills Goodloe e Salvador Paskowitz, è passata negli ultimi anni di mano in mano, sfiorando la regia di Gabriele Muccino e l’interpretazione di Katherine Heigl e Natalie Portman, prima di assestarsi sul timone di Lee Toland Krieger e sulla protagonista Blake Lively. Non ci si stupisce di una gestazione piuttosto difficile, perché il tono fiabesco di Adaline è denso di un’ingenuità anacronistica quasi quanto l’età effettiva della protagonista. E’ confortante comunque constatare che sia il regista sia l’attrice riescano per almeno due terzi del film a rendere umane e “impossibili plausibili” (per dirla con Walt Disney) le difficoltà di Adaline.
In particolare Blake Lively, entità sexy in Le belve di Oliver Stone, regge l’intero racconto con una presenza scenica anche calibrata e delicata, senza la paura di abbracciare il tono del film, una versione dieci volte meno ambiziosa di Il curioso caso di Benjamin Button e cento volte meno di Un’altra giovinezza (e non è un male). Si apprezza in particolare l’ironia con cui ciò che accade alla protagonista viene spiegato da una misteriosa quasi fredda voce fuori campo.
Dove Adaline – L’eterna giovinezza perde colpi è nel suo imporsi un lieto fine che non fa prigionieri, abbattendo la già delicatissima plausibilità della premessa, portando i personaggi a comportarsi in modo poco credibile, anche nell’ambito del tema surreale trattato. Probabilmente è un vicolo cieco in cui gli autori si sono cacciati: premendo il pedale sul dramma, sarebbero stati più coerenti ma avrebbero perso il pubblico di riferimento del cinema sentimentale. Cercando il lieto fine, accontentano chi vuole sognare ma non chi sia affascinato dalle potenzialità inquietanti del racconto, forse incompatibili con alcuni schemi che qui invece vengono adottati senza sufficienti remore.
Anche se il più esigente rimane con l’amaro in bocca per questo motivo, la leggerezza fiabesca e antica del film mantiene una sua dignità, aiutata da attrici come Ellen Burstyn e Kathy Baker, dal fascino spavaldo del Michiel Huisman del Trono di Spade, ma soprattutto dalla solita naturalezza di Harrison Ford, reinventatosi come sereno caratterista.