Appena conclusosi con successo il super Tuscan Sun Festival di Cortona, mi è ritornato alla mente il libro che ha ispirato questo slogan del sole di Toscana (che sicuramente rispetto a quello di Ferrara è un pochino più pittoresco). Under the Tuscan Sun, il libro della ammericana Frances Mayes (Francesca Maggi quando è a Cortona) è un concentrato di luoghi comuni che gli americani si bevono come la coca al mac donald’s e che soprattutto pretendono di ritrovare quando vengono in pellegrinaggio nei luoghi ameni del nostro Belpaese.
Se poi ripenso al film tratto dal romanzo della Maggi, anche peggio… a partire proprio dalla protagonista, la Maggi appunto, che se nella realtà non è certo una vamp, nel film no, è interpretata dalla bellissima Diane Lane, perchè una ammericana in Italia è solo bionda, bella e intelligente. Passi, motivi scenici. La bella Diane si innamora di Cortona, e come non innamorarsi di Cortona, ma passando per tutti gli assurdi luoghi comuni che io che ci vivo da quando sono nato non ho mai riscontrato.
A partire dal mercato che secondo la Francesca è ancora a base di pollame che scappa in giro per la città e fruttivendoli sgarrupati che urlano “accattatevillo” (in Toscana?). Poi la storia dell’espresso… uhhh… un capitolo intero dedicato a spiegarsi perchè gli italiani sono così tonti da trangugiare una goccia di caffè facendo dei gesti assurdi e pagandolo pure caro. Eh.. cara Francesca, sai com’è, mi sono sempre chiesto anche io perchè gli americani bevano litrate di acqua sudicia. Siamo pari. Certo il mito della pasta, fatta in casa, e per questo la Maggi mette pure le ricette su un appendice, mentre nel film la “filiera pasta” parte direttamente dal pollaio mentre la Lane aspetta il canto prolifico della gallina.
Il Duetto dell’Alfa e la Cinquecento non sono macchine storiche nel libro, ma la normalità… Secondo Francesca quindi la notizia che nel 2010 in Italia si sono vendute più Bmw che in tutto il mondo è una bufala.
Il canto… oddio tutti a cantare in quel libro e non, chennesò, Al Bano toh, o Raf, o Tiziano Ferro. No, se si canta in Italia si canta O Sole Mio imitando Pavarotti. L’arte poi certo, l’unica cosa che ci nobilita difronte ai dollari. Ecco infatti che Francesca nel rudere di campagna trova affreschi e orpelli che da soli potrebbero ripagare la casa. Come mai in casa mia la cosa più vecchia che ho trovato è stata una carcassa di topo in cantina? Mah… tutte le fortune agli altri. E poi il vino. C’è sempre, in ogni scena, in ogni momento, in ogni luogo, anche mentre il prete di campagna celebra la messa. Italiano beone?
Ma il vero luogo comune, quello che toglie il fiato perfino alla Lane, è l’OMO italiano, nel film Raul Bova (fico in effetti). Penso solo se nella realtà Bova avrebbe potuto fare il cascamorto con la vera Maggi… mah… Ovviamente l’OMO italiano è bello, latino, provereccio, con il Duetto, colto, con accento partenopeo in Toscana, godereccio. Riesce a regalare amplessi di tutto rispetto e poi è sposato e fa le corna alla moglie. Alla luce di tutti questi bellissimi luoghi comuni la domanda è sempre la stessa: ammericani, ma chi vi ci chiama qua?!
Colonna sonora: Italia By Mino Reitano