Ieri sera mi sono addormentato pensando che la mia assicurazione su 32 anni di vita è stata riposizionata e ora da 150 mila euro il valore dei miei 21 grammi è passato a 210 mila euro. Il mio appartamento vale più o meno quanto la mia vita. Vuol dire che un mio piede costa quanto i quadri di Possenti, l’altro piede l’ipad se vogliamo essere tecnologici.
La cantina potrebbe essere un polmone, ma si respira meglio con due. L’altro polmone potrebbe essere i comodini di kartell. La lavanderia la mente con tutti gli annessi. Il letto flou potrebbe essere i genitali (per attinenza), la mia biblioteca il fegato, visto che la metà dei testi è fatta di volumi sul vino, l’altra metà roba che deprimerebbe anche un clown (basterebbero i due libri di Moccia e i tre di Volo). Le luminarie varie gli occhi? Ma sì. Tutta la tecnologia invece il vestito del corpo, la pelle. L’apparato circolatorio la cucina e tutti gli strumenti che mi fanno cucinare cose buonine. Le orecchie, ovvio, sono la mia collezione di musica (rock ’70 in particolare con bootleg un tempo introvabili, oggi… torrent ci hai ammazzato la poesia). Manca la cosa fondamentale, il cuore. Sono incerto tra il tappeto berbero o la cassa di Lafitte d’annata giunta quasi al termine a forza di belle occasioni. Nel dubbio sarei per stapparne una bottiglia e scolarmela sopra il tappeto. Meglio un caffè doppio, grazie, che poi faccio il furto e incendio. Colonna sonora: Say Goodbye By Norah Jones