Ho visto il Palio qualche volta, perchè nella vita ci sono cose da provare, come per esempio la ciaccina unta con la Nutella. L’ultima volta ho sofferto come una bestia, nonostante tutti mi invidiassero. Ero nella tribuna, oh pardon, nei palchetti che danno sulla curva di San Martino, quelli dove il sole se ne va solo alle 19.30 e considerando che era il 2 luglio e l’accesso era possibile solo entro le 17… Solo alla fine ho saputo il valore di quel posto che tutt’ora mi sembra sfigatissimo. Il momento più amato dai senesi è quello della mossa, lo stesso più odiato dal resto del mondo. Una volta ho passato 3 ore ad aspettare che quegli otto cavallucci si decidessero a partire in fila. Mi ricordo che il passatempo fu fare il doppiaggio dei cavalli del tipo “ammazza c’ho uno strizzone de corpo, troppo stress” e l’altro “nella biada mi c’hanno messo i siluri”. Mi chiedo anche quanta passione si debba avere per sfilare con quei costumi da bischerino medievale con tutto quel caldo. Mi chiedo anche perchè i contradaioli, quelli veri, al Palio debbano andare senza maglietta e con il solito catenone d’oro che è talmente lungo che prima di arrivare in piazza c’hanno anche legato la bicicletta. Mi chiedo perchè quando una contrada vince la frase mitica sia “eppoi chome”: eppoi come che? Mah… Mi chiedo anche perchè il fantino favoritissimo che puntualmente non vince sparisce prima che il suo cavallo abbia varcato il traguardo. La scaramanzia è alle stelle al punto che ad una cena propiziatoria durante la quale ero ospite mi presi tutte le infamate possibili perchè si mise a piovere e io non ero senese e la colpa ovviamente era mia. Unica consolazione chianina è che il carroccio che porta il Palio è trainato dalle chianine del chianino foianese Sarchiello. Insomma di Palio si vive se ci si nasce e io, per fortuna, non ci sono nato. Oggi, 16 agosto 2011, al tramontar del sole correrò anche io il mio primo Palio cavalcando a pelo una ranocchia per la contrada del Canapone. E vincerò, naturalmente, un drappellone celebrativo delle colmate fossombroniane dipinto dal Maestro Marino Seriacopi detto “Il Pugile”. Colonna sonora: Rain City By Turin Brakes
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Hahaha, in effetti ti ci vedo a sudare col sole a picco in attesa della mossa. Hai ragione, il Palio è roba per senesi, a tutti gli altri sembra (è?) una follia. Però confessa: al Palio c'eri arrivato anche te guidando una Palio e sentendoti un po' Wimerson...
Ciao, Stefano.
Stefano ebbene la Palio resta la macchina dei miei sogni e credo che il sogno più grande sia proprio di andare al Palio con la Palio e con le mie basettone che, vedrai venerdì, sono di nuovo degne di Emerson! Buon Palio, oh senese nobil uomo di contrada!
Ho appena letto il suo articolo sul palio e mi permetto di dirle che lei sul Palio di Siena non ha capito nulla. Intanto,ma questo è solo un dettaglio, i "cavallucci" come li chiama lei sono 10 e non 8 e i bischeri vestiti con abiti medioevali sono ben contenti di farlo come lo sono tutti i figuranti di tutte le manifestazioni italiane. Lei poi cita in modo ironico il Palio di Fucecchio non sapendo che il sudetto è uno dei palii più importanti d'Italia dopo naturalmente quello di Siena. Lei poi scrive che non vorrebbe essere nato a Siena non considerando che migliaia di persone vengono ogni anno in questa bellissima città e chi può ci acquista anche casa. Concludo ricordando che questa manifestazione va avanti ininterrottamente da più di 500 anni e non è una sagra o una rievocazione inventata da qualche pro loco per attirare i turisti(vedi ad esempio l'archidado) e che se ci avviciniamo a questa festa cercando di capirla e non criticando tutto si può sicuramente amarla.Torni al Palio e lo guardi con occhi diversi. Grazie e cordialità. Luciano Borghesi
Caro Luciano, la ringrazio intanto per aver letto quello che da giornalista (nella vita purtroppo, o per fortuna, faccio questo) non definirei articolo, ma sollazzo personale visto che si tratta di un blog, quello su cui riverso i miei pensieri ironici più o meno apprezzabili da chi li legge. Da toscano disperato per la scomparsa del Granducato vado fiero di tutto ciò che lascia parlare della nostra bellissima regione, ergo anche del Palio di Siena. Ne vuole essere riprova una super puntata andata in onda su La Notte di Radio1 (Rai), programma per il quale lavoro, dedicata tutta al Palio con ospiti speciali, le consiglio di ricercarsela sul sito di Radio1 il periodo era quello che precedeva il 2 luglio scorso, ci sono anche delle perle. Gli "otto cavallucci" (tutti sanno del valore non solo economico di questi cavalli di pura razza e della fatica di chi li alleva, ne conosco molti) volevano essere un parallelismo che forse solo un senese poteva cogliere e cioè la confezione dei cavallucci sapori, da otto quella che mi regalavano da bambino. Quanto ai figuranti sia mai offendere costumi così belli, proprio io poi che da vero bischero più e più volte mi sono travestito in quel del Carnevale più antico d'Italia, quello di Foiano. Stessa ironia per Fucecchio, graziosa cittadina che tuttavia dalle mie parti era famosa per l'epiteto "ma va' a Fucecchio". Tutto questo per chiederle scusa qualora l'avesse offesa indirettamente qualcosa e per chiederle di scrivere col tono orgoglioso con il quale ha commentato le mie indegne righe a qualche politico rosso (di capelli) che del Palio ultimamente sta parlando davvero in maniera offensiva e per niente rispettosa di chi da decenni lo rende unico, bello e appassionante.
Cordialità. Alessandro Maurilli