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Sanremo è Sanremo

Sono nato nel 1980. La canzone di quell’anno, secondo gli italiani, è Solo noi By Toto Cutugno. Una delle più brutte colonne sonore che potessero capitare per celebrare il mio avvento, ma così è stato. Col Festivàl (si pronunciava alla francese) di Sanremo ci sono cresciuto.

Un po’ come il mito dell’appendicite, così una volta all’anno si infiammava la tv di casa e tutti a guardare Alice, Nilla, Riccardo. E’ (anche) per questo che odio il festival di Sanremo. Tuttavia, come per le tasse, siamo costretti a conviverci, nel bene e nel male. Cinque canzoni vincitrici dal 1980 a oggi che salvo (ma che, come tutte le altre, non caricherò mai su Dino).

* Storie di tutti i giorni By Riccardo Fogli (1982). “Storie ferme sulle panchine in attesa di un lieto fine”
* Se m’innamoro By Ricchi e poveri (1985). “…. sarà perchè ti amo”. Non fa una piega
* Uomini soli By Pooh (1990). “uomini soli per donne che li han rivoltati e persi”
* Portami a ballare By Luca Barbarossa (1992). “io ti porto ancora dentro, anche adesso che sono un uomo”
* L’uomo volante By M.M. (2004). “Vorrei regalarti un cielo d’agosto che fa da cornice a una stella che va”. Esprimete il mio stesso desiderio

Il teatro Ariston puzza di vecchio anche dai televisori LCD e il pubblico, se è reale e non quello del subbuteo, qualcuno vada a svegliarli ‘sti poveri cristiani che si sono addormentati in prima fila dal 1951. Colonna sonora: Perdere l’amore By Massimo Ranieri (1988)

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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Alessandro Maurilli

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