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Quando il silenzio parla

Hanno creato la stanza del silenzio da Guinness, quella in cui ti imbarazzi persino da solo senza dire nulla per quanto poco rumore c’è. Anzi il rumore va addirittura sotto zero, una cosa che non si può immaginare. Se da un lato non sopporto la logorrea, dall’altro non sopporto il silenzio.

La prima esperienza silenziosa l’ho fatta in Chiesa, un mese prima della comunione. Il parroco del paese si era un po’ scassato di sentire vociferare e con la scusa che ci sarebbe piovuto un fulmine dal cielo ci ha messi zitti. Traumatico. Appena usciti dalla chiesa c’è chi ha cominciato a bestemmiare, chi a piangere, chi a urlare. Io penso di averle fatte tutte e tre in contemporanea. La seconda esperienza è stata al corso di yoga in via oberdan a perugia, anni dell’università, circolo di jacopo fo, quello che fa sesso coi tronchi. Dovevo di sicuro fare colpo su qualche studentessa del corso di filosofia e ho accettato di andare. A parte che io sto allo snodo degli arti come cicciolina alla castità, ma soprattutto, cari yoghisti, credo che mettere il corso alle 20.30 sia un attentato alla fame nel mondo. Mi ricordo che sono scappato dopo 10 minuti nei quali oltre a perdere la sensibilità delle parti basse ho assistito al concerto numero 2 di rachmaninov suonato dai rumori delle pance. Io ero il violoncello. La filosofa in erba i timpani. Se vuoi perdere pulsioni sessuali per qualcuno consiglio di farci una seduta di yoga a quell’ora (con la wii non vale). La terza esperienza traumatica l’ho avuta qualche anno fa, nell’uovo del silenzio che ti tocca dopo un massaggio, dopo una sauna finlandese e dopo una seduta di fanghi al timo. L’uovo del silenzio è come l’iniziazione alla claustrofobia e io già ne soffrivo. I tre colpi “all’uscio” con “voglio uscire, fatemi uscire” rimarranno nella storia di quell’edificio. L’ultima esperienza traumatica durante una seduta di psicoterapia. La mia terapeuta a un certo punto ha voluto fare il giochino del “parliamoci con gli occhi”. Anche in quel caso era la mia pancia che parlava, ma a quanto pare gli occhi della dottoressa sapevano quella lingua e così è nato un amore interraziale. Mi pento di aver dato contro ai logorroici e ho capito che è vero, a volte il silenzio parla e dice un sacco di cazzate. Colonna sonora: The sound of silence By Simon and Garfunkel

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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