Mi capita sempre più spesso di parlare con delle persone e perdere la concentrazione. Succede per vari motivi: perchè sono tremendamente noiose; perchè sono troppo convinte di quello che dicono e quindi poco convincenti; o forse perchè sono troppo cazzurellone io. Allora scatta il giochino del playback.
Per esempio ieri è successo in chiesa col prete mentre leggeva l’omelia che probabilmente ha scritto qualche anno fa e la ricicla per l’occasione. Almeno mi sarei aspettato espressività. Neppure quella. E allora, caro parroco, mentre tu leggevi quella omelia, banale per altro, io ti doppiavo. Una settimana fa è successo mentre stavo lavorando e non potevo lavorare perchè aleggiava il monotono suono di un logorroico. Caro logorroico, mentre tu mi sparavi parole fiatellose, io ti doppiavo. Dal dentista è successo l’opposto, mi sono doppiato io visto che avevo la bocca spalancata e non potevo parlare alla igienista dentale che mi trapanava le gengive. Una volta ho doppiato i cavalli del Palio di Siena durante l’estenuante attesa alla mossa. Ieri sera ho doppiato il cane di Lino che mi guardava come a dire “poveri noi”. Ho scoperto che doppiare le persone aiuta a farsi piacere anche chi non sopporti e ultimamente è un trucco molto utile. Così persino il grande fratello può diventare un programma culturale. C’è solo un rischio nel doppiare: quello di prendere male il tempo di sincronizzazione e far finire il dialogo molto prima che cominci. Colonna sonora: In a manner of speaking By Tuxedomoon