Carbonara: uovo, guanciale, sale e pepe q.b. Io preferisco gli spaghetti, c’è anche chi usa i rigatoni. Fare un piatto di carbonara in casa alle nove di sera è la cosa più rilassante che ci possa essere. Se però lo fai davanti a una telecamera la carbonara può diventare un affare di stato. C’è gente che invece di guardare film hard guarda cucinare la carbonara in tv.
Ci sono interrogazioni parlamentari sulla cabonara. Il problema è la moda del momento. Adesso, qualsiasi ora sia, accendi la tv e fai zapping e non ci sarà da stupirsi se anche Vespa avrà due fornelli e farà sfrigolare l’aglio sull’olio per la spaghettata di mezzanotte. Ho provato a contarli, ma sono talmente tanti che non saprei da che parte farmi. Sono così tanti che si potrebbe programmare una intera giornata a guardare cucinare gente di tutti i tipi, dal vip di chef per un giorno, alla “signora lia stasera”. Il cult è sicuramente La prova del cuoco, con la bella Clericiona che mentre presenta magna per far vedere che è tutto vero. Si è messa a cucinare Benedetta Parodi e qualcuno le dica che sta male leccarsi le dita e pulire con la lingua i mestoli. Se accendi la tv alle 6 di mattina su Unomattina c’è Franco Di Mare con i conati di vomito davanti a una casseruola con dentro la trippa alla fiorentina. Cuochi e fiamme è abbastanza recente e la cosa più divertente è sentire il ciaccichio (termine intraducibile) della bocca dei “giudici” che mentre assaggiano (sporco lavoro) commentano. Anche a loro ditelo che non si parla a bocca piena. Alessandro Borghese mi ha spudoratamente copiato il format della colonna sonora e alla fine di ogni “Cucina con Ale” manda un pezzo che dovrebbe ricordare il piatto. Da quel programma si capisce quanto è faticoso cucinare a sentire le sfiatate del giovane chef. A Cortesie per gli ospiti anche la pariolina con il Cartier d’oro e diamanti diventa massaia per un giorno e mentre va a fare la spesa (a Roma) conosce tutti: Marcello dammi la carne più buona; Luisa dammi i ravanelli più freschi e via dicendo. Hanno inventato dei programmi anche per far sentire male i diabetici solo guardando i dolci: il boss delle torte, alias Al Capone che, minchia, cucina una sacher col sangue de Vito Catania, miiiii… (da leggere in accento siciliano). C’è anche la guerra delle torte, una specie di guerra di cuscini fatta però con i dolci e come sottotitolo “in culo al terzo mondo”. A Gordon Ramsey, s’è capito, gli fa schifo ogni cosa non cucinata da lui, ma vorrei vederlo una volta in una trattoria toscana invece che in quei troiai inglesi. Siccome lo scambio di coppia non va più di moda, ora ci si scambia il cuoco direttamente. Cambio cuoco e i figlioli si fanno con un mestolo e una padella. Potrei andare avanti ancora con titoli e copioni diversi, ma tanto, alla fine, è sempre la stessa zuppa. Colonna sonora: Our italian restaurant By Billy Joel
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