Le verdure di stagione di ora sono i cavoli e derivati, i radicchi rossi (trevigiani), qualche lattuga se hai la serra, spinaci e bietole. La carne di stagione è il maiale nel suo trionfo. Sono cose basilari, si imparano da bambini e servono per non potersi lamentare in questo periodo se il pomodoro non sa di nulla.
Stamani mi sono svegliato pensando di leggere “Caos negli aeroporti, votanti di sinistra in fuga”. Invece niente, apri i social network e sono sempre lì a sparare frasi a effetto che nessuno leggerà. In tutto questo sono riuscito a leggere due notizie bomba. Una l’avrete letta, le palline dell’Ikea fatte con la carne di cavallo. Le ho appena buttate, ne avevo mezza busta ancora nel freezer. L’altra è che una catena di kebbabbari in Italia usava carne di maiale. Questa è quasi comica, ma d’altronde il maiale è buono e lontano dagli occhi il cuor non duole. Col caffè fumante mi è venuta in mente la prima lezione di sociologia. Ero vestito con una giacchetta dalle maniche lunghe (ero ancora sul nerd andante). Il professore (arrestato sei anni dopo per non ricordo cosa) la sparò: glocalisation. Da allora nella mia vita qualcosa è scattato. Cinque cose glocal.
* Le Tod’s. Il Della ce le spaccia per Made in Italy, ma leggendo bene l’etichetta ti accorgi che c’è la mano del comunista sfruttato in Cina
* Il bacio perugina. La Nestlè ha la sede legale in Svizzera
* Il sushi. Il susharo di Arezzo si chiama Pino, prima faceva il pizzaiolo ad Aversa
* Il caffè. A Cartagine Sadi riesce a fare un ottimo espresso con le cialde Lavazza
* I porno d’autore. Pensi siano girati a Voghera in uggiose giornate di nebbia, in realtà se guardi bene dalla finestra tra un guaito e l’altro riesci a vedere l’Orologio Astronomico
Cosa è cambiato nella mia vita da quel giorno di sociologia? Ho capito finalmente perchè una persona di colore poteva chiamarsi S.J. McNamara Rossi. E’ la glocalizzazione, bellezza. Colonna sonora: O oh By Yoko Ono