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Mac Dino e la rivolta dell’hamburger

Ho capito che negli ultimi tempi ho preso il cibo troppo sul serio. A bordo dell’Endurance con il capitano Shackleton per trovare sali da un milione di euro al grammo. Venti mila leghe sotto il mare per comprare mezzo chilo di pasta e il giro del mondo in ottanta giorni per un etto di serrano. Robinson Crusoe per imparare a fare la pasta “hand made” e Capitani coraggiosi per un po’ di fregola e bottarga di Cabras.

Gulliver per un po’ di guanciale dei nebrodi e l’Odissea per i testaroli con un vermentino. Insomma ieri sera ha vinto lui, Mac Dino. Complice quella specie di arbre magique alla patatina fritta fritta fritta che anche i più grandi cedono. Ed eccolo lì, un trentenne d’altri tempi (seppur senza un capello bianco ancora) che crea la coda per scegliere un menu dalla lista interminabilie di Mac xxxx menu. “Vorrei un semplice cheeseburger menu”. “No signore, non esiste”. Che è successo alle commesse del Mac? Sono vestite da omini del circo e hanno i microfoni a ponte, stai a vedere che dietro a fare i panini ci sono gli Amici di Maria. “Ma io voglio un cheeseburger semplice”. “Ma non c’è il menu di quello”. “Può prendere un Big Tasty, un MacWrap, o un Crispy se vuole”. “No un cheeseburger”. “Guardi non c’è il menu con quello”. “Va bene, ma io pago lo stesso”. “Ok, cheeseburger e poi?”. Intanto dietro sembrava di essere alle poste di Foiano della Chiana il lunedì di pensione ed ero io che ingolfavo la fila, tutto per colpa di un panino al formaggio. “Solo una birra e delle patatine”. Mangiare quelle patatine del Mac per me significa un flashback di venti anni. “Come le vuole: wings? Miami? Legend?….”. “Normali no?” “Si, come medie o grandi?”. Oh basta ciccia, sono venuto a mangiare mica a dichiarare i redditi. “Va bene, in tutto sono xx euro”. “Pago col bancomat”. Si, anche io me le cerco. Però ce l’ho fatta alla fine. Ho preso il vassoio rosso. “Ah fermo signore, salse??”. “Affanculo le salse, piuttosto dammi tre tovaglioli”. Mc Dino al formaggio è li, me lo de-gusto insieme ai suoi cetriolini che non digerirò mai, mentre all’improvviso mi balena in mente che ho dimenticato la cosa fondamentale. “Signorina, ma il voto non me lo registra sul libretto?”. Perchè anche riuscire a mangiare un minchioso hamburger ai giorni d’oggi è diventata materia accademica. Colonna sonora: Amuse bouche By Fischerspooner

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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