Ho immaginato il mare come un grande bordello, di quelli alla francese, con la maitresse che ti viene a prendere in guepiere e ti offre un calice di champagne di terza scelta, ti fa accomodare nel divano di alcantara polverosa (color porpora in genere) e poi da una nuvola di fumo compaiono tutte le squinzie. L’ho immaginato così, il mare, leggendo che l’ippocampo è ipereccitabile. Lo dice una ricerca di scienziati, roba seria quindi.
Per un attimo il cavalluccio marino è stato il richard gere del mare. Lo squalo a confronto un lian cliffe e lo slogan poteva essere, per la gioia dei giapponesi, “piccolo, ma godereccio”. Invece ho sbagliato tutto. La ricerca si riferiva all’ippocampo che abbiamo in testa. Non sapevo di avere un pesce in testa, oltre ai soliti tarli. Invece, ecco l’ippocampo che serve ad attivare la memoria lunga. Secondo la ricerca è per questo che si formano i cosiddetti deja-vu, di cui vado pazzo. Mi capita sempre più spesso di averne, il che significa, secondo gli scienziati, che ce l’ho grosso, l’ippocampo. Il fenomeno si chiama appunto “ippocampo ipereccitabile” e più si eccita questa parte più viviamo attimi già visti prima. Il problema è che la ricerca non ha saputo spiegare come si stimoli questo ippocampo e così dopo il “punto G” la caccia al tesoro si arricchisce di un nuovo check point. Colonna sonora: Karma Chameleon By Culture Club
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