E dentro di medici, giornalisti e avvocati nemmeno l’ombra. No, nella hit parade ci sono lavori che in certi casi nemmeno richiedono la laurea. E io che ho passato tutta la vita a pensare di fare il pilota di caccia tornado, poi il marinaio, poi il gigolo, poi lo scalatore di montagne e infine il giornalista. E alla fine cosa scopro? Che potrei andare bene solo per quella pubblicità di cui non ricordo il prodotto (una macchina forse), anche se dovrei essere vestito con lo smanicato di lana scozzese e la camicina a righe. Ho sbagliato tutto. Sarei stato più fortunato se avessi desiderato fare l’igienista dentale (mentale no??), oppure il tecnico di sistemi informatici, o anche l’analista finanziario. Nella classifica al primo posto c’è l’aiuto infermiere, nemmeno l’infermiere. Allora mi immagino quella pubblicità del cosa vuoi fare da grande. “Farò l’aiuto infermiere”, “io il tecnico dei computer”, “io l’igenista dentale”…. E’ proprio vero, viviamo fermi in una glassa di stereotipi aspettando che il mondo ci ingerisca con sommo gusto. Colonna sonora: Inside job By Pearl Jam
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Avresti effettivamente tratto ENORMI vantaggi studianto Igiene dentale.
- 3 anni per laurearti (se mai riuscissi a vincere il concorso pubblico) in ambienti clinici che,spesso, risultano un vero inferno.
- Visione universitaria e accademica di differente impatto rispetto alle lauree più classiche (o nobili come tu stesso adori definirle con sterile saccenza) che ti costringe ad estenuanti turni di lavoro fino al primo pomeriggio e a seguire le lezioni fino a sera inoltrata.
-Qualora avessi resistito e ti fossi laureato, avresti dovuto confrontarti con un mondo del lavoro che non lascia scampo agli inetti e gli incapaci. Il mondo dove il libero professionista deve contare su stesso. Non esistono ferie,pensionamenti,malattie.
-Anche supponendo di riuscire a lavorare, dovresti faticare anni prima di ottenere un'immagine di rilievo nel panorama tale da consentirti introiti mensili prestigiosi o (SPESSO) anche solo decenti.
Tutto questo per evidenziare che ,sebbene il tuo articolo possa essere comprensibile, altro non pare che il frutto di un'impropria diagnosi del nostro presente. Non abbiamo stereotipato i lavori o mercificato i titoli di studio.
I sistemi pongono limiti all'ingresso degli studenti nelle università? I soli medici rimasti saranno ultra-pensionabili 70enni con mani vibranti.
Non è la nostra generazione ad essersi cercata questa situazione. Ci hanno procreati e "impacchettati" In mezzo dicendoci: "Questo è quello che ti spetta" . CI siamo adattati. Non esiste nobiltà o povertà d'animo e di ideali.
Abbiamo dovuto reinventarci. Adattarci senza chiedere nulla a nessuno.
Questo è nobile. ;)
A presto.
Ciao Matteo e grazie per il tempo che hai dedicato a rispondere a questo post prima di tutto.
Chi ha scritto è un "libero professionista" (fino ad ora fortunato devo dire, ma che di certo non è stato con le mani in mano) che conosce benissimo tutti le problematiche che hai minuziosamente elencato. Concordo in pieno su tutta la tua analisi vivendo anche io in prima persona tutte le variabili quotidiane che ci siamo trovati in eredità.
Permettimi solo di dissetire su un punto: quando dici che io parlo di "nobili lauree" con sterile saccenza. Il tono ironico, come al solito, con il quale ho detto quelle parole mi pare si percepisse e comunque avevo scritto "professioni considerate (non è detto da me) "nobili" e soprattutto più pagate, almeno fino a qualche anno fa", dato di fatto visto che il 90% dei vetusti nostri rappresentanti politici rappresenta queste professioni con studi sontuosi. Riguardo alla mia professione, il giornalista, posso dirti che è difficile da esercitare visto che, pur non avendo accessi limitati, ha cancelli molto più blindati e controllati dall'alto.
Concordo sul fatto che ci troviamo costretti ad avere una marcia in più se vogliamo superare l'onda assassina e certo questo deve essere per noi "precari a vita" un vanto non da poco.
Grazie!
Alessandro