Era oggi del 1999 quando a quest’ora stavo imprecando contro Le Nuvole di Aristofane. Le versioni di greco, come di latino, sono sempre state incomprensibilli e decontestualizzate e alla fine c’era sempre qualche “uomo dalla grande morale” o “colui che conduceva l’esercito di Sparta”. Da quell’anno, ogni anno mi sono divertito a leggere le tracce dei temi, sceglierne uno e poi farlo. All’epoca scelsi la formula di articolo di giornale, segno del destino, solo che alla fine venne fuori un trattato per lunghezza.
I titoli di quest’anno sono interessanti, almeno per me. Mi chiedo se io a ventanni avrei saputo qualcosa su Jonas o su Nizan. Con l’esperienza di oggi avrei scelto la traccia sul Labirinto sotto forma di articolo di giornale quotidiano. Il mio capo servizio mi avrebbe indicato 35 righe (“a quale lettore potrebbe interessare una cagata di argomento del genere” mi avrebbe detto). 35 righe corrispondono più o meno a 2.100 battute. Lo metteranno di spalla quindi titolo secco. Il candidato trentenne si esprima di seguito:
Titolo: Labirinth: il film più brutto della storia del cinema
Dove tutto è possibile. E’ questo il sottotitolo dell’ultimo lungometraggio tratto dal romanzo fantastico di Dennis Lee. A renderlo film la sceneggiatura di Monty Python che all’ultimo ciak sul set ha preso la Settimana enigmistica ed è andato verso il camerino del regista, Jim Henson. Henson, famoso per aver dato vita al mondo dei Muppets, più volte durante le riprese ha detto “chi me l’ha fatto fare” e a questa domanda ha sempre risposto l’attore protagonista e anche curatore della colonna sonora David Bowie “I will be king and you, you will be queen”. La trama del film è di grande attualità e se traslata alla vita quotidiana degli adolescenti rappresenta uno spaccato sociale più comune di quanto possa apparire allo spettatore impreparato. Una quindicenne che per fuggire dalla propria vita oppressa di nulla facente e mantenuta invoca il miracolo. Al risveglio dal suo sonno la protagonista, Sarah (con la acca perché fa più chic) si ritroverà nel mondo dei Goblin e per uscirne dovrà attraversare un labirinto insidioso e pieno di ostacoli angolo dopo angolo. Prove difficili quelle che Sarah dovrà affrontare: tra queste il completamento del puzzle, cosa che molti ragazzi nella realtà quotidiana hanno tentato di fare ma sempre vanamente (in genere si tratta di puzzle che raffigurano gatti o cani in 3mila pezzi). Ci sono anche elementi che rimandano all’impegno animalista di questo millennio, come la caccia al Barbagianni, animale protetto, o lo yorkshire che cavalca un pastore tedesco, allegoria del binomio più grosso=più potente. Tutto ruota comunque intorno al senso del labirinto, sinonimo di scelta e di determinazione. “La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto grande. Non hai alcun potere su di me”. Sono le parole di Sarah appena trovata la via di fuga dal labirinto. Un segnale chiaro per i giorni d’oggi: le catechiste sono cessi che trasmettono traumi irreversibili ai bambini.
Colonna sonora: Underground By David Bowie