In questi giorni sto provando la stessa terribile sensazione di quando da bambino giocavo con Bubble Bobble (Commodore 128, anno 1988). Ricordate? A un tratto il gioco si fermava, una musichina angosciante e la scritta inequivocabile: HURRY UP!
A 34 anni suonati (senza manco un capello bianco in testa) credo che sia la migliore parafrasi della vita. Noi siamo draghetti che lottano contro il tempo e contro dei fantasmi anche bruttini che ci attentano la scalata. Cinque Hurry Up che non sopporto oggi (anche senza musichina che te lo ricorda).
* 6.50. La terribile corsa per non perdere l’unico Intercity Terontola-Termini (che poi ritarda sempre)
* 6-5 (all’ultimo set, per l’avversario). Tie break o sconfitta? Che ansia
* On air. A cinque minuti da una diretta il servizio non è ancora pronto
* 20.30. L’ora degli ospiti al sabato. Sembra di essere alla Prova del Cuoco e a quell’ora la giuria scommette su chi vincerà: l’ospite o l’oste?
* Ticket One. Concerto Peter Gabriel. Ultimi biglietti. I puntini verdi diventano rossi e la tua connessione di campagna va ancora con l’isdn
Funziona così l’Hurry up della vita. Per uno che è abituato a passare gli schemi senza perdere vite è davvero una battaglia quotidiana. L’alternativa al “dacci oggi il nostro maalox quotidiano” esiste e ha un nome che suona davvero bene: menefreghismo. Colonna sonora: One By U2
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