Questa mattina ho scoperto una figura nuova: il greeter. Che in inglese vorrebbe dire colui che saluta (affettuosamente). In realtà “il greeter è uno che mette gratuitamente a disposizione di turisti e viaggiatori la sua conoscenza e la sua esperienza, accompagnando il visitatore nella sua quotidianità come se fosse un amico”. Esistono a livello mondiale delle associazioni di queste guide volontarie. Io vivo in Wildichiana, tra i tori e le vacche chianine. Ho provato a calare la figura del greeter in qualche autoctono della mia zona.
C’è subito il limite della lingua. In Valdichiana non si parla l’italiano, ma il chianino. E’ la lingua riconosciuta, l’unica. Se vuoi comprare il pane lo devi chiedere così. Dal parrucchiere parli così. E se arriva uno straniero (uno di Arezzo, 16 Km, è già uno straniero) si fa finta di non capire cosa dice, o forse non si capisce proprio. Il greeter chianino non ti può accompagnare a visitare le chiese con le robbiane descritte in tutte le guide del mondo, perchè le chiese sono chiuse e il parroco o è a caccia o al circolo a bere il chinotto. Il greeter chianino non ti può portare a visitare un allevamento, stavolta non è colpa sua, perchè lo vieta la legge di introdurre terzi in luogo di lavoro. Il greeter della Chiana ti parla a gesti e spesso esce quello dell’ombrello accompagnato da un sonoro “ma va ‘n chiane”. Al ristorante il greeter ti fa mangiare pici e fiorentina coi fagioli al fiasco e poi ti porta a fare una corsetta alle Colmate (luogo ameno che solo un chianino dop può apprezzare e che tradotto è un campo allagato quando piove, ma come disse un chianino “c’è più gente alle colmate che all’outlet valdichiana”). In conclusione il greeter chianino è l’equivalente del buttero maremmano, con la differenza che il mezzo usato non è un cavallo, ma l’Ape 50 truccata. Colonna sonora: Waving flags By Knaan