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Gita fuori porta(ta)

Il mio primo maggio più bello è un ricordo di quando ero bambino, 1983/4 (nessun capello bianco, ma memoria in crisi). Picnic sul Monte Amiata con incendio del barbecue. Da allora sempre al ristorante. Ieri mi sono divertito a leggere le imprecazioni del gruppo “noi che il primo maggio”: chi per la pioggia (sabbiosa), chi per il ristorante troppo affollato, chi per le 16 ore di coda in autostrada.

E’ primo maggio da sempre, signori miei e il motto chi prevede provvede è sempre di moda. La mia best five della festa dei lavoratori con gita fuori porta.

* Gita al mare. Dalle mie parti significa “Tutti a Marina di Grosseto”. Chi può appoggiarsi in una casa di proprietà mangerà la parmigiana di melanzane su piatti polverosi con un tasso di umidità ideale per l’osteoporosi della nonna. Per tutti gli altri il “Gabbiano Azzurro” e il suo fritto di paranza sono la soluzione (consigliata la prenotazione, sei mesi prima)
* Picnic al fiume. L’elemento acqua sembra essere il filo rosso di questa giornata. Organizzare un pranzo all’aperto significa riesumare la vecchia attrezzatura da campeggio, ma nel frattempo la Gio-Style è fallita. La giornata finirà con il ricovero di un familiare causa shock anafilattico da polline
* Escursione in montagna. In questo caso la vera scalata la fai dal parcheggio (in pianura) fino alla seggiovia. Dopo è tutta una discesa che porta sempre al solito posto: il rifugio Miramonti che ti aspetta col cervo stufato (del Ferragosto precedente)
* Pellegrinaggio a Montenero. La famiglia religiosa è qui che va, con tanti buoni propositi. Alla fine ogni chiesa fa “PadrePio” e la benedizione del lavoratore è fondamentale. La nonna con l’osteoporosi soffre anche la macchina, questo è risaputo
* Concertone. E’ qui che gli studenti universitari dei miei tempi andavano. Partendo anche tre giorni prima e tornando tre dopo. Li riconoscevi per la maglietta con Che Guevara ed erano gli stessi che alzando il pugno sinistro al cielo rivendicavano i diritti dei lavoratori, ma i lavoratori erano i poveri genitori che li mantenevano al pascolo

Qualcosa mi dice che passare il primo maggio a casa sotto un pergolato, con un buon vino, cose buone da mangiare, compagnia giusta, non sia poi così poco originale. Viva chi ha lavorato nel giorno della festa dei lavoratori. Colonna sonora: Vengo anch’io By Enzo Jannacci

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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Alessandro Maurilli

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