Se non avessi un pro-zio che si chiama Gino non potrei sapere quanto è bello chiamare a voce alta con la ‘gggiii’ toscana strascicata e dire ‘O Gggginoooooo, gnamo che è pronta la pasta al sugo di nana’.
Da piccino poi il viaggio per andare al mare a giugno, finite le scuole, era lungo e faticoso in una Alfa Sud bianco cenere 1.3 benzina con 4 marce, optional un mangianastri a 4 casse che come colonna sonora al massimo suonava un giovane Califano. Durante il viaggio sentivo il babbo e la mamma che citavano spesso Gino dicendo cose del tipo ‘anche quello deve essere un figliolo di Gino’. E io pensavo ‘o quanti figlioli c’ha Gino?’. E poi ‘ma se Gino c’ha tutti ‘sti figlioli, la mi’ mamma quanti cugini avrà’. E altre volte, magari nel viaggio di ritorno dal mare a settembre ascoltando Claudio Baglioni, sempre nella solita Alfa Sud che in più come optional stavolta aveva la testa del pesce spada che avevo ottenuto dalla pescheria dopo mille bizze, sentivo sempre i miei che dicevano ‘Quello invece deve essere un figliolo di Gino con un salto della quaglia andato male’. E io pensavo ‘occome, Gino va anche a caccia e io non lo sapevo?’. Poi sono cresciuto. Al mare ci vado da solo con una macchina da fighetto ascoltando Yellow Jackets. Pago XX euro a seduta per rimuovere anche i traumi di quei racconti che mi facevano da prologo all’estate di bambino pensando a volte che magari sono anche io un figliolo di Gino, magari concepito durante una battuta di caccia alla quaglia. Oggi odio i quagliodromi e le uova di questi uccellini e posso dire finalmente: ‘(O)Gino: ma va a piglia’ na quaglia’. Colonna sonora: Sex & drug & Rock & Roll By Ian Dury