Pensavo che le tarme li bucassero soltanto i maglioni. Invece a quanto pare devo avere degli inquilini col passaporto nell’armadio perchè non capisco dove siano finiti alcuni capi. Lo chiamano “il cambio di stagione” e sembra il momento delle previsioni di Maracchi più che una cosa da desperate house husband. Credo sia la prima volta che mi succede di farlo. Chi vive da solo vive nel regime di autarchia anche per quanto riguarda la gestione degli spazi.
Io per praticità ho diviso in anta ovest l’inverno e anta est l’estate. Nell’anta nord-est le camicie e nell’anta nord ovest gli abiti. C’è un centro. Al centro sud ho sistemato sport, t-shirt e polo. Al centro maglieria divisa per colore e al centro nord giacconi divisi per pesantezza. Per facilitare il tutto il letto flou, definibile il polo artico di casa mia, che una volta impennato serba sorprese di ogni genere, sembra uno di quegli extracomunitari che girano in spiaggia col saccone che una volta aperto escono anche i cuccioli di tigre del bengala. C’è anche un polo antartico, un’armadiata sistemata nello studio. Questa è alternata tra chitarre, oggetti di cancelleria e capi d’abbigliamento che non uso da anni. E’ un po’ l’ultimo miglio per loro, dopo c’è la sedia elettrica (aka il cassone della caritas). Fare il cambio di stagione è una cosa che mette il magone. Almeno mi ha fatto questo effetto. Un altro quarto di partita che finisce. Ci sarà un piccolo break, poi di nuovo un cambio da fare. Possibile che non esistano vestiti per tutte le stagioni? Eppure Bear Grylls è sempre vestito uguale, che sia nel ghiaccio o nel deserto. Mi viene però in mente un detto ormai sempre più comune e finisco questa dissertazione usandolo in un sillogismo tronco: se non esistono più le mezze stagioni, allora il cambio di armadio… Colonna sonora: Chain of fools By Aretha Franklyn