L’ho letto: è arrivata una nuova corrente di mangiatori particolari. Si fanno chiamare reduceriani, perchè il motto è “we reduce”. Riducono il consumo di animali allevati, perché mangiano la carne (almeno loro, sì), ma solo il lunedì (detto il lunedì carnivoro) e di animali allevati a pascolo.

Il resto della settimana si arrangiano. Pare che tra i reduceriani ci sia un alto tasso di persone che si mangiano unghie e pellicine, per sopperire al mancato apporto proteico. Insomma non si fermano gli eserciti del cibo con suffisso -ano. Ne ricordo giusto cinque.

 

  • Vegetariani. Sono i primi scesi in campo. Grazie a loro si sono estinti i branzini e le sogliole
  • Fruttariani. Ritengono che l’uomo Sapiens lo fosse, ergo lo sono anche loro. Cosa sono? Primitivi, suppongo, per proprietà transitiva
  • Sahariani. Riconoscibili per gli abiti che ricordano i beduini. Si nutrono di quel che c’è c’è. Famosi per aver sostituito l’urina di cammello al gatorade, questione di sali
  • Vegani. Sono la rovina delle macellerie. Al motto di “la ciccia è cancerogena”, sono i più temuti. Per paura di rompere un’unghia al partner preferiscono non copulare
  • Mangani. E’ una famiglia della Valdichiana, tra le principali consumatrici di costolette di maiale

 

Non so se i reduceriani potranno giocarsela alla pari con gli altri eserciti, ma lo sapremo presto: per Expo 2015 sono in programma i campionati mondiali di cucina. Colonna sonora: Wake me up By Avicii

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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