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A scuola in campo(rella)

Ieri sera sono stato incastrato da mia mamma per la messa della lavanda dei piedi nella chiesetta di campagna dei miei nonni. Immaginate una frazione in mezzo ai campi, con un centinaio di anime che vivono momenti come quello delle messe solenni una sorta di passerella gossippara annuale, quella in cui le frasi più ricorrenti sono “oh mamma quanto sei fatto grande” e anche “ma quando ti sposi?”.

Ieri me ne sono presi tre o quattro di questi “oh mamma…” specificando sempre senza un capello bianco in testa. Il coro stonato delle cheerleaders agresti accompagnate dal chitarrista che è lo stesso che d’inverno fa il coro in chiesa e d’estate anima i falò marittimi, mi ha riportato alla mente il campo estivo della parrocchia. Da noi si chiamava “campo scuola”. C’erano due categorie di partecipanti: under e over 14. La prima, quella a cui ho appartenuto, era anche quella dei nerd. La seconda quella dei fighi, i capetti, quelli che la sera in camerata raccontavano storie all’epoca per me al limite della pornografia, salvo poi scoprire che di vero c’era ben poco. Cinque insegnamenti ricevuti al camposcuola.

* I giochi di gruppo sono taroccati. Vinceranno ad ogni costo i più grandi, per dimostrare alle girls dai seni brufolosi che sono i veri bigjim del campo
* Il caffè è d’orzo. Inutile provarci a casa: il caffèllatte a colazione fatto dalla Vilma è inimitabile perchè il caffè che hanno usato era scaduto già all’epoca da venti anni
* Il sex symbol che suona la chitarra da grande farà il rappresentante di sloggi. Perchè non si può sperare di diventare il Santana del futuro suonando pezzi come il Simbolum 77
* Il primo bacio. Lo impari lì, al calare del sole, dietro a un cespuglio di rovi perchè lei è la cugina del grande capo che se ti vede ti crocifiggerà in sala mensa. Impari anche che le ragazzine a 12 anni hanno una salivazione eccessiva e che l’alito, bene che vada, sa di mousse alla cipolla
* Tutto quello che impari al camposcuola si autodistruggerà al tuo ritorno a casa

Inutile dire che è in quegli anni che sono diventato un accanito sostenitore della camporella. Colonna sonora: Psycho Killer By Talking Heads

Alessandro Maurilli

Giornalista, chianino igp (come la razza) e soprattutto amante e anche abbastanza esperto (dicono gli altri) delle cose buone da mangiare e da bere, argomento che ama sperimentare anche nella cucina di casa sua. Su Valdichiana Oggi pubblica i suoi pensieri bislacchi nel blog Piove col Sole e nel periodo di sagre recensioni e pesantissimi giudizi sugli eventi mangerecci della vallata (da maggio a settembre infatti il suo peso è a rischio lievitazione). Il suo motto e anche stile di vita si rifà al famoso detto dei Lumacons di Foiano: “Fiorin fiorino, fiorin fiorello, se mi disturbi t’aiusso il bove”.

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Alessandro Maurilli

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