Anziché una scissione di cui si parla da tempo, è in atto nel PD un’uscita alla spicciolata e che segue l’emorragia di voti alle regionali e comunali recenti. Cofferati dopo le primarie in Liguria e a seguire Civati, Fassina, una europarlamentare, un’altra deputata e tanti amministratori locali che hanno deciso di percorrere un’altra strada da quella del PD “renziano”, tornando ai valori della sinistra e dare nuova speranza al suo popolo che in gran parte non partecipa più al voto.
Altri come Cuperlo, Damiano, Bersani e la Bindi resistono con le loro piccole pattuglie, dicendo che il PD si cambia da dentro e noi, quelli della sinistra, quelli di SEL che hanno contribuito al raggiungimento del premio di maggioranza alle elezioni politiche con il programma Bersani-Vendola, guardiamo con interesse alla nascita di un nuovo soggetto politico di sinistra, mettendo anche in conto di sciogliere il partito portando il nostro 4% dei voti alla nuova formazione politica, in quanto condividiamo l’idea di Civati e Fassina che occorre un nuovo partito che non faccia testimonianza, ma si ponga agli elettori come sinistra di governo diversa dal PD.
Capisco e non poco l’amarezza di chi se ne va e la delusione di chi resta nella speranza che qualcosa cambi, anche perché abbandonare la casa che hai contribuito a costruire non è mai piacevole. Però via via che escono i compagni dal PD si indebolisce anche quel fronte interno che pensa di cambiare il partito. L’esperienza ha insegnato che dopo Berlusconi, c’è stato il nulla e così sarà per Renzi che molto più velocemente di Berlusconi arriverà al capolinea in quanto ” a forza di balle…si rottama da solo “.
Questo nuovo fermento a sinistra sta facendo riscoprire a tante persone la voglia di rimettersi in gioco e di partecipare alla costruzione di quel progetto progressista e ulivista mai compiuto, per gli errori della stessa sinistra. Non è che si possa in Italia realizzare quello che è riuscito a Syriza in Grecia o Podemos in Spagna, ma possiamo costruire una cosa tutta italiana sul filone e sull’alveo del socialismo europeo e dell’ambientalismo. E’ indispensabile però che questo processo evolutivo, si sviluppi rapidamente e dal basso, vale a dire dalle più piccole realtà, visto che almeno SEL è riuscito a radicarsi in tutto il territorio nazionale e quindi, non partirebbe proprio da zero, anzi anche con una discreta pattuglia parlamentare.
Il Puzzle di cui è costituito il PD, e sfido chiunque a dirmi quale è la sua linea politica, semmai l’avesse, si sta smontando pezzo dopo pezzo ed emerge chiaramente che il problema dell’Italia non sono i piccoli partiti bensì le correnti all’interno del PD, al punto che in molti chiedono di rivedere l’Italicum per cambiare il premio di maggioranza dal partito alla coalizione. La vocazione maggioritaria del PD, quella veltroniana e renziana hanno fallito e nel caso di Veltroni ottenne il doppio risultato di azzerare la sinistra e di consegnare il Paese con un distacco del 9% a Berlusconi. Se non la vogliamo consegnare a Salvini o a Grillo la nostra nazione, bisognerà rifondare la sinistra che manca dai tempi del PSI e del PCI.
Doriano Simeoni