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Olio della Valdichiana: rilanciamo l’idea di un ‘marchio’

La mosca olearia a distanza di due anni torna di nuovo a colpire nella nostra vallata e nel cono collinare di Cortona: non è ancora “allarme”, ma l’attenzione è massima e i presìdi difensivi sono già tutti messi in atto per salvare il raccolto 2016. Perchè la mosca prolifera? Ci siamo posti questa domanda rivolgendoci a un esperto che ci ha confermato il peso dei cambiamenti climatici, delle troppe piogge primaverili, degli inverni troppo miti, delle estati non troppo calde.

A tali aspetti va certamente unito l’ingresso di nuovi strumenti meccanici in uso nella coltivazione dell’olivo, i concimi chimici o l’affacciarsi (in quantità comunque ancora limitate nella nostra zona) di impianti di irrigazione goccia a goccia che lasciano le piante costantemente ‘umide’.

L’olio di oliva in Valdichiana ha la peculiarità di essere di qualità ottima e di avere un peso rilevante nell’economia locale pur essendo coltivato in larghissima parte in piccoli appezzamenti di terra gestiti a livello familiare. In sostanza il nostro olio è una realtà in cui tanti ‘piccoli’, sommati insieme, creano qualcosa di grande. Fra questi ‘piccoli’ vi sono molti anziani, ma anche giovani animati da una grande passione nella cura di splendidi oliveti (pensate a quelli terrazzati…) che non solo forniscono olio di qualità e libero da contaminazioni chimiche, ma caratterizzano il nostro paesaggio.

Tali ‘piccoli’ coltivatori, che amo definire “contadini – artigiani”, sono gli eredi di una tradizione secolare che vive ancora in loro e ci permette di apprezzare i sapori di una volta

Sapori dal futuro incerto viste le difficoltà che si incontrano (la mosca è solo il più evidente) e che spesso indurrebbero ad abbandonare, considerando anche la sproporzione fra mole di lavoro e ricavati.

Sarebbe però molto grave ritrovarsi con sempre più appezzamenti abbandonati, come pure con la progressiva sostituzione del “contadino – artigiano” con figure imprenditoriali che potrebbero lasciar passare in secondo piano elementi quali la qualità e il rispetto della tradizione, in tutto e per tutto, di fronte alla necessità di far quadrare i conti

Basta viaggiare un po’ per i nostri territori e non possiamo non notare l’affacciarsi dei due fenomeni sopra citati. Da un lato tanti alberi abbandonati, nei quali non viene effettuata manutenzione e i cui frutti non vengono colti, dall’altro la nascita di nuovi impianti con varietà di piante diverse da quelle “autoctone” (es: piante di provenienza estera che producono un’oliva con caratteristiche organolettiche completamente diverse e, di conseguenza, un olio non corrispondente alle nostre tipicità).

Di fronte a questo perchè non considerare di nuovo l’ipotesi di un“marchio” che caratterizzi il nostro olio, con un disciplinare ben definito che fissi ogni passaggio, dalla concimazione (organica) al sistema di potatura (Vaso o Fumella), al diniego agli impianti di irrigazione limitando le tipologie di piante utilizzabili per la produzione di questo olio alle sole che, da sempre, sono presenti nel nostro territorio?

Valter Lupetti

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Valter Lupetti

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