Ci sono le storie d’amore perfette che ci fanno commuovere nei film come The Way We were e che hanno rovinato intere generazioni di donne dai capelli mossi e impegnate – non sto affatto parlando di me – poi ci sono le storie d’amore travagliate, quelle noiose, quelle normali, quelle passate e quelle future. Ci sono storie d’amore di ogni tipo quasi come i cioccolatini che sto mangiando in questo momento. Uno al caramello – credo – uno al gianduia e infiniti al cioccolato fondente. Ce ne è uno per tutti i gusti, ma la storia d’amore perfetta, ricambiata e intensamente vissuta è soltanto una, quella con lui, lui solo. Il mio telefono.
Sarà per il suo modo di essere sempre li quando ho bisogno di lui, per il suo saper mettermi in contatto con una voce amica quando in piena crisi da drogata degli abbinamenti non so se comprare uno smalto color corallo o uno arancione acceso, sarà per quel suo modo inopportuno di ricordarmi che esiste anche lui quando nel bel mezzo di un sogno fantastico squilla ripetutamente o perchè quando non riesco a capire dove sono finita con la macchina posso sempre accostare e chiamare rinforzi. Ore felici passate in sua compagnia, a intavolare discussioni politiche e a progettare i piani futuri – neanche fosse il Dday- o a chiacchierare del più e del meno, del per e del diviso.
Nel prossimo futuro il mio dolce bianco telefono sarà più che mai utile – se riesco a non romperlo definitivamnete prima – visto che lontana 500 km dal mio cane, dal mio coniglio e vicina troppo vicina alle vie dello shopping milanese sarò soggetta ad alterazioni della personalità non idifferenti.
Non so veramente come le donne siano potute campare millenni prima dell’invenzione geniale di Meucci, scrivevamo lettere e inviavamo piccioni viaggiatori certo – il mio dopo 5 viaggi avanti e indietro mi avrebbe probabilmente rassegnato le dimissioni – e non capisco come mai per la mia tesi ultima di laurea non mi sia venuto in mente di scrivere “Le donne e il telefono: una vita attaccata a un filo” invece che “Donne e la tecnologia digitale”, sicuramente sarebbe stata un’accoppiata più riuscita la prima rispetto alla seconda. Almeno per me che riesco a rompere qualsiasi apparecchio che abbia più di due pulsanti.
Comunque ci sono anche quei giorni in cui proprio non lo sopporto e dopo averlo aggredito verbalmente lo spengo, lo allontano per qualche ora, o semplicemente mi rilasso perchè scaricato definitivamente mi lascia 4/ 5 h in pace intorno a un tavolo a ridere e a mangiare con le mie amiche. Almeno fino alla prossima presa della corrente quando sento la sua mancanza e lo riaccendo e … con il suo fare esclusivo mi chiede d’inserire il codice Pin.