Non voglio iniziare la solita invettiva contro “Cinquanta sfumature di nero ” o “Cinquanta sfumature di grigio” e via dicendo perchè anche io sono la prima ossessionata dagli abbinamenti e perchè come ho scritto in un status di facebook qualche sera fa “Tra il nero e il grigio ci sono cinquanta sfumature in mezzo e abbinarle non è così scontato”.
A parte i giochi di parole e la mia ironia neanche troppo velata devo capire oggi qual è il posto per coloro che lavorano con il pensiero, con le idee – e che usano abitualmente internet perchè fare l’eremita non rende – qual è il posto per coloro che sanno veramente scrivere, raccontare e filosofeggiare?
Dopo aver passato la mattina con una mia amica “scrittrice” , 3 libri all’attivo e snobbata dalle case editrici, vincitrice di premi e con una Laurea in Medicina e Chirurgia – che a differenza di me la mantiene – mi sto domandando qual’è il tempo e luogo relegato a coloro che per merito si possono definire intellettuali? In una mattinata mi ha velocemente messo al corrente delle spese di pubblicazione a suo carico e delle continue mancate risposte dagli addetti del settore neanche avesse fatto come me il censimento della Popolazione.
Che questo non sia il Paese per gli intellettuali è oramai appurato da tempo e non serviva la notizia scoop che la Consigliera Nicole Minetti ha deciso di prendere la parola per farsi portavoce di un tema di rilevanza sociale immane quale il latte materno, dopo aver giustamente specificato che per fare politica la preparazione è un optional.
Scrivere un racconto, raccontare una storia, articolare un pensiero filosofico, fare un’analisi sociologica e una ricerca storica dovrebbero essere riconosciuti come occupazioni di tutto rispetto, al pari di lavori più manuali e produttivi, perchè oltre alla pratica ci vuole tanta teoria e la nostra società è progredita anche grazie a semplici pensieri discussi in un’aula o messi per iscritto appoggiati o confutati, ma sempre tesi a potenziare la critica e il pensiero umano.
Finalmente dopo secoli e secoli di oscurantismo abbiamo ottenuto la libertà di pensiero, la libertà di stampa, di espressione e che si fa ora si inzia a fare l’oscurantismo degli intellettuali? Facendoli passare per parassiti della società che non hanno voglia di studiare ingegneria? O costringendoli a scrivere libri, racconti, articoli per un consumo veloce e leggero?
La cultura non è un Fast food