Il risparmio oggi è diventato un diktat. La logica del risparmio ci dirige verso strategie green, riciclo, baratto, andare a piedi, fare la spesa ponderata, comprare durante i saldi, evitare il superfluo a ripeterci tutto il giorno che un euro risparmiato è un euro guadagnato.
Ci barcameniamo quotidianamente in mille operazioni di somma e sottrazione per far tornare i conti e figuriamoci se gli stessi calcoli e sottrazioni che mi ricordano che la matematica non è mai stato il mio forte me li devo trascinare dietro anche nel momento in cui formulo un pensiero e decido di condividerlo, twittando. Quei 140 caratteri di cui è fatto un cinguettio per me sono come una spada di Damocle sul collo, sai che sono lì e sai che al momento meno opportuno ti finiscono, costringendoti a cancellare, appiccicare, tagliare, accorpare, contare. Dovrebbero creare parolieri ad hoc per “piccoli twittatori crescono”.
Sul mio adorato inserto di Repubblica ” D”questo sabato mattina ho scoperto che c’è qualcuno che ha le mie stesse difficoltà e perplessità sul social network dei cinguetti: Federico Rampini. Quanti punti in comune abbiamo. A lui non bastano i caratteri di Twitter a me ce ne vorrebbero 3700, lui scrive per Repubblica io leggo Repubblica, lui vive a N.Y io vorrei vivere a N.Y; separati alla nascita insomma.
Conunque dopo aver letto il suo articolo “Twitto o non Twitto?” ho analizzato anche i miei comportamenti sui diversi Social network. Su facebook il mio essere prolissa, logorroica, egocentrica trova la sua massima espressione, non si può dire la stesa cosa per twitter. A forza di tagli e tagli il mio utilizzo è diventato sporadico per non dire raro. Rampini si chiede quale possa essere la sostanza comunicabile in soli 140 caratteri, in poche parole in un’ansa. Poca, punta direi. Ma dopotutto Twitter non è nato per questo, non è questo l’utilizzo che se ne fa. In 140 caratteri dici a i tuoi seguaci dove sei, con chi sei e quando ci sei. Giornalisticamente perlando manca il cosa, il come, e il perchè più profondo, non solo << sono qui a vedere Renzi e Bersani all’Obihall a Firenze che si stringono la mano in maniche di camicia>>. Il vero perchè della nostra presenza dei posti non coincide o non dovrebbe coincidere con il fatto che un appuntamento è apparso improvvisamente nella nostra agenda e oggi il perchè delle nostre azioni è importante chiederselo e anche comunicarlo. E su twitter la vera motivazione che ti ha fatto alzare dal divano e spendere 20 euro di benzina perchè ancora non hai rinunciato a sperare che qualcosa cambi non la puoi certo comunicare.
Siamo schiavi del condividere. Bene, io lo ammetto. Facciamo sapere i nostri spostamenti, le nostre relazioni sentimentali, i nostri pensieri politici e problemi esistenziali. Comunichiamo al mondo che esistiamo e che vogliamo un ruolo attivo nella società, una poltrona in prima fila e un orecchio che ci ascolti. Continueremo in questa strada con o senza i social network che bene o male utilizziamo tutti in modo differente. Tutti in modo originale. Ci sono i maghi di twitter che riescono persino a pensere a forma di status, io mi tengo la mia originalità da profondo ottocento, prima scritta sulla carta e poi ricopiata al pc. Twittare certo twitto anche io, i link dei miei articoli da 3700 battute.
Già devo risparmiare su tutto, almeno sulle parole no.
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