La cioccolata in dispensa, i lavori retribuiti, gli sconti, le vacanze, Downton Abbey… mi chiedo perchè le cose belle debbano finire. La mia domanda retorica è d’obbligo, arrivata all’ultima puntata della seconda serie di casa Grantham per gli intenditori, e vincolata all’attesa della terza serie fino a che il possessore di rete 4 non ne acquisti i diritti. Vincolo molto pesante, quasi quasi mi accontento di quella in inglese. Siamo tutti poliglotti e globalizzati no?
Era ovvio che mi innamorassi di quel mondo, della campagna inglese per niente tempestosa e del periodo storico – e notare che non ho commentato i vestiti – e della storia d’amore tra Mattew e Mary così’ orgogliosi e legati alle convenzioni sociali che in loro onore Jane Austen avrebbe sicuro scritto un’appendice a Orgoglio e Pregiudizio.
La Belle Epoque in Inghilterra da quando guardo questa serie è per me il Paese delle Meraviglie di Crozza: una società ancora rigida, ma sull’orlo di una rivoluzione con i primi veri fermenti politici delle classi meno abbienti, le rivendicazioni femminili per il suffragio universale che non hanno niente a che vedere con le Femen che impazzano in Europa. Le mie proteste mi piace farle vestita, sarò banale, noiosa e freddolosa.
Gli anni che hanno preceduto la prima guerra mondiale erano forti di speranze e di crescita, di fiducia nel progresso e voglia di vivere una nuova era, anche se gli intellettuali mettevano in guardia da questa speranza senza limiti, il nuovo secolo, l’inizio del 900 ha dato una spinta alla società, alle scienze sociali, alla scienze fisiche a nuovi settori economici, all’arte, letteratura ecc… E pensare che lo hanno anche chiamato il secolo breve.
A 100 anni esatti di distanza mi chiedo questo nuovo secolo – millennio dove abbia invece dimenticato la spinta del cambiamento, ci sono state grandi opportunità, ventate di freschezza e di novità – ultima l’elezione del nuovo Papa sudamericano e non proprio tradizionale – alcune sprecate, schiacciate dal peso delle stesse aspettative e rimaste congelate. La voglia di cambiare, di sovvertire l’ingiustizia sociale è però palpabile e quella è una delle poche cose belle che non devono finire, insieme a Downton Abbey per favore. Almeno sullo schermo un po’ di opulenza fa bene. Almeno qui so che è finzione e non divento puntualmente verde d’invidia al primo udir di maestosi stipendi
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