Una volta all’anno, di solito, in concomitanza con le prime rondini e alle prime avvisaglie della fragranza “eau de pollinè” che fa starnutire in contemporanea tutto il mondo – non c’è niente di più democratico del raffreddore/allergia – vengo affetta da un’improvvisa vena salutista che segue di solito quella “amante dei surgelati e degli 8 salti in padella”. Questa fase si prolunga per un mese fino a che il mio organismo va in calo da conservanti e allora ritorno al mio naturale regime:cinese, pizza e il mio adorato estathè. Quest’anno, lo dicono anche i telegiornali che ogni tanto fingo di ascoltare, la primavera è già arrivata e quindi anche la mia “Green Flu” è arrivata in anticipo, probabilmente a colmare il vuoto procurato dalla fine dei saldi. Ogni anno è sempre peggio!!!
Per aumentare la mia dedizione salutista annuale mi è venuta anche la malsana idea di smettere di fumare e ad oggi sono esattamente 3 mesi e 12 ore che non accendo una sigaretta, il mio olfatto è quindi tornato a funzionare perfettamente e potrò quindi respirare a pieni polmoni – per la gioia della mia salute – la fragranza di polline. Non chiedevo di meglio.
Sono ben due settimane che costringo la mia povera mammina – milanese docg e quindi amante del burro, formaggi, e della cucina pronta – ad andare al mercatino biologico del mercoledì in Piazza Giotto e a prendere carne e verdure fresche per poi costringerla – anche il mio cane mordace e famelico – ad assaggiare le mie nuove prelibatezze: torta di carote, pollo al curry, torte salate, parmigiana di verdure, con poco successo visto che poi ci aggiunge il resto del frigorifero sopra.
Negli ultimi 15 giorni è’ stata un’escalation di piatti, pentole, mixer mai usati prima da lavare e odore di curry che ha invaso ogni cm del mio quartiere e mi ero, ripeto ero, quasi totalmente convertita a questo nuovo stile di vita quando… mi sono imbattuta in lui, la pietanza più terrificante del mondo: il Tofu. E menomale che dicevano che non sapeva di niente. Magari!!!
Era il passo successivo, ciò che mi separava dal diventare la regina del salutismo, mancava la soia e sarei diventata zen come le attrici del cinema, mi sarei comprata una tuta alla moda e avrei imparato a correre, avrei fatto il saluto al sole alle 5 del mattino ogni giorno e sarei diventata una persona calma e rilassata, ma dopo aver sentito solo l’odore di quel tofu uscire dalla scatoletta ho rimpianto di non avere le narici assueffatte dalla nicotina. Un vago sentore che non mi sarebbe piaciuto poi tanto dovevo comunque averlo avuto dopo l’esperienza tragicomica che in casa abbiamo avuto con il latte di soia: la mia sorellina è infatti semi intollerante al lattosio e quindi lo avevamo comprato in quantità industriali. Tempo due giorni lei si è data al latte intero e noi abbiamo deciso di farlo sparire facendoci 3 pentole di purè e nascondendo quell’aroma di mandorla sotto kg di burro e parmigiano. Era solo questione di tempo, ma la conclusione dell’esperienza vegetariana-salutista era ovvia.
Tornando al Tofu avevo trovato ostinata una ricettina in apparenza sfiziosa: le polpettine di tofu e olive taggiasche. Gnam Gnam. Come resistere? No, dico come resistere?
E quindi tutta convinta sono andata diritta al supermercato e mentre chiedevo al commesso dove lo avrei trovato, lui mi ha guardato e ha detto entusiasta <<cerchi il tofu? Brava è buonssimo, issimo, issimo>>. Quindi soddisfatta sono tornata a casa e … ho aperto la scatola!
Un disastro completo, un fallimento epocale: i miei familiari sono scappati in massa, il cane non ne ha voluto sapere di mangiare le polpettine e io ho dovuto promettere di non riprovare mai più a cucinare quella saponetta. In frigo ne ho ancora una scatoletta se qualcuno fosse interessato.
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