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Laureati futuri disoccupati?

Si dice oggi che la conoscenza è potere e si intavolano ampie misure per far si che l’istruzione appaia sempre più dura, ma forse sempre meno formativa; grandi e difficili versioni di Aristotele fioccano agli esami di maturità e in una scuola elementare due bambini in prima elementare sono stati bocciati per due anni di seguito. La scuola pubblica odierna – all’apparenza – ricorda tanto la severità e il rigore di una volta e il grembiule uniformante fa parte di questa fantastica messinscena. I giovani poi si chiedono se tutta questa fatica sarà poi ripagata in un futuro, gli anni passati a sbattersi nei banchi di scuola e nelle aule universitarie alla mercè dei voti dei professori – talvolta arbitrari – anni passati a non lasciare nulla al caso dalla pettinatura, al colorito troppo roseo e abbronzato che denota poco affaticamento pre esame all’abbigliamento non troppo vistoso, ma neanche anonimo, tutto ciò le preghiere politeiste il mattino, tutto ciò sarà poi ripagato, in tutti i sensi, da un lavoro futuro?

Oramai è un anno e mezzo che ho finito il mio ciclo di studi e tra corsi post laurea e stage sto ancora studiando, non ci si può fermare mai, ma ancora quell’occasione – QUELL’ OCCASIONE – è parecchio, ma parecchio lontana e se la trovo giuro che mi sentirete urlare terra terra neanche fossi Colombo. Speriamo che il mio senso dell’orientamento sia migliore.

I dati non sono promettenti ne per i giovani laureati ne per coloro che l’università la devono iniziare, calano infatti gli iscritti all’università e come biasimarli???
Dopo una settimana di riflessioni di questo tipo – ero arrivata persino al punto che guardando Lady Oscar mi identificavo con i poveri parigini affamati e disperati oppressi dalla corte di Versailles e abbandonati a se stessi – mi sono sentita bacchettare – figuratamente  – da Albert Einstein comparso in un sito al momento giusto tra una pagina facebook e una twitter. Qui tra cartoni e gente deceduta rischio l’internamento.

Einstein mi ha bacchettato così:

Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.

Albert Einstein 1913

E ora, almeno per oggi mi tocca stare zitta e concentrarmi su Kiss me licia e evitare di guardare per un po’ Lady Oscar

Cecilia Falchi

30enne Blogger per sopravvivenza mentale e precaria per scelta altrui. Spontanea nel suo essere assurda, sembra uscita da un'illustrazione di "Mary Poppins", ma respira sarcasmo come un personaggio di Woody Allen. Calamita vivente per i guai. Il suo motto è "Domani è un altro giorno... speriamo parta la macchina"

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  • Buongiorno Cecilia, è sempre un piacere leggere i tuoi articoli,sei veramente brava.....il post di Einstein poi l'avevo già letto su facebook e mi era piaciuto tantissimo,verità assoluta. Un abbraccio e aspetto il tuo prossimo articolo.complimenti

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Cecilia Falchi

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