Che l’analisi della società in cui vivo preveda anche l’analisi dettagliata – e relativo utilizzo – dell’abbigliamento di coloro che la compongono è del tutto casuale, se poi ogni tanto per comprendere a pieno la strana abitudine tutta umana di vestirsi mi adopero anche io in questa noiosa occupazione è vera abnegazione al dovere.
Nelle mie incursioni o meglio chiamati raid tra i negozi – prima lasci un Cv alla cassa poi che fai non ti compri qualcosa giustificandoti con lunghe arringhe a te stessa – mi scontro spesso con la degenerazione di tale pratica. Prezzi talvolta più congrui a comprare un mezzo a due ruote, tessuti di un sintetico che se passi accanto a una lampada troppo calda ti salva solo l’estintore, scarpe che dire fetish è fare un complimento, oramai la fuori è una giungla e il leopardato e il tigrato confermano la mia teoria.
Tra una liana e l’altra dopo esserti abbuffata di biscotti a forma di goccia capita anche d’incontrare l’incarnazione perfetta della fashion victim anche troppo negligente nel suo seguire tutte le mode in un colpo solo e rivaluti di colpo il tuo maglione a coste caldo e sempre attuale e i tuoi stivali marroni oramai seconda pelle, perchè dopo 7 anni la prima se ne è decisamente andata.
Consiglio spassionato alle fashion victim: è’vero che gli anni 80 si ripresentano sempre della serie “Misery non deve morire” e presi a piccole dosi sono davvero originali e divertenti, ma tutti gli anni 80 riuniti in una sola persona forse sono davvero eccessivi. Cappello a bombetta, pantaloni maschili rubati probabilmente a Diane Keaton in Io e Annie tagliati in fondo o presi dal fratello minore, capello liscio con frangia chilometrica e le immancabili borchie carine fino a che non ti siedi per sbaglio sopra la pochette super borchiata della tua amica, forse ecco il tutto è un po’ eccessivo.
George Simmel teorizzò, tra le tante cose, nel suo libro”La moda” il legame tra l’abbigliamento e la condizione della donna – come potevo non leggerlo? – affermando che le donne si “ribellavano” eccedendo nell’estrosità dei costumi nei periodi storici in cui venivano maggiormente segregate per manifestare in qualche modo la propria personalità esprimendosi nell’unico modo in cui potevano farlo. 1 più 1…
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