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La dura verità

Più una persona cerca di nascondere un lato di se più rischia che questo lato prima o poi prenda il sopravvento sulle cose e sulle persone, come la protagonista dell’illuminante e allo stesso tempo demenziale film  “La Dura Verità” che cerca di ritagliarsi un’immagine “free” e “facile” della donna in carriera che è per non spaventare il suo nuovo obiettivo: il vicino di casa dottore l’uomo perfetto sulla carta.

Lei dopo aver tentato di distogliere il dottorino perfettino dal suo cervello di donna emancipata con extension bionde e jeans attillati – ogni pesce ha la sua esca – si fa conquistare da un Gerald Butler rude e, a mio avviso molto più sexy, che quanto a curriculum cartaceo non raggiungerebbe neanche la possibilità di un colloquio di lavoro, ma come tutti sappiamo la carta si può anche strappare.

Sto seriamente pensando di essere stata irrimediabilemente compromessa dalla visione dei film con donne intelligenti che dopo essersi costruite un’immagine idilliaca nella mente e una lista di caratteristiche che il principe azzurro deve avere, capitolano per il primo che gli sovverchia tutte queste regole, ma che le accetta così per come sono: complicate. E sicuramente mal influenzata anche dal mio segno zodiacale ( vergine ) che tanto ama le liste e gli ideali di perfezione. E’ la dura verità.

Riguardare Scandalo a Filadelfia mi ha sicuramente fatto ulteriormente riflettere sul fatto che non sempre chi ti loda ti ama. Cary Grant nella versione di Cukor è l’ex marito dell’algida  – e sicuramente meno glaciale di Grace Kelly-  Katherine Hepburn che critica di continuo,  bacchetta, la “riprende” e infine se la riprende come marito sconfiggendo un anonimo pretendente, un ken degli anni’40 che la considera solo una bella statuina da adorare, ma che non si prende minimamente la briga di capire come pensa. .
Ma una donna non vuole essere adorata, idolatrata, venerata anche se è difficile da credere e non serve guardarsi tutta la rassegna cinematografica dei film in bianco e in nero per capirlo.
Non siamo mica la sfinge, siamo donne.

Forse incosciamente  vogliamo un po’ meno potere – ma un po’ di umana comprensione – in una coppia, io che pronuncio queste parole potrei avere una reazione allergica o semplicemente un po’ di carta colorata – come tentai invano io di fare in 4° ginnasio quando consegnai una versione di greco scritta in rosa shocking. Originalità non capita ovviamente.

 
Non credo che questo cozzi poi così tanto con quello a cui tutte le donne puntano: un equilibrio nella società e nella coppia e poi persino in uno dei libri con cui mi piace spendere il tempo libero – quando non faccio shopping – del tipo “le origini del movimento femminista negli Usa” rivendicano la nascita dell’emancipazione femminile proprio dai primi matrimoni d’amore. Quindi tutti felici e eguali. Almeno fino a che divorzio non li separi.

Cecilia Falchi

30enne Blogger per sopravvivenza mentale e precaria per scelta altrui. Spontanea nel suo essere assurda, sembra uscita da un'illustrazione di "Mary Poppins", ma respira sarcasmo come un personaggio di Woody Allen. Calamita vivente per i guai. Il suo motto è "Domani è un altro giorno... speriamo parta la macchina"

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