Tempo fa scrissi che l’ultimo baluardo democratico era il freddo perchè indiscutibilmente, chi più chi meno, colpisce tutti. Ma c’è un altra cosa che ci accomuna tutti allo stesso modo. Per quanto non ci piaccia non conosciamo il nostro futuro, non sappiamo cosa ci riserverà il domani, se grattando un grattino vinceremo 1 milione di dollari, se camminando tranquilli e sereni ci cascherà una tegola in testa e patatatrac, se la telefonata che aspetto da sempre arriverà all’improvviso nell’unico momento in 24 ore in cui non guardo il telefono. Siamo in questo tutti uguali, allo scuro, ricchi e poveri. E tutti abbiamo gli stessi mezzi per scongiurare l’ansia del domani: Paolo Fox, i tarocchi, camminare lontano dai tetti, smettere di fumare, vivere alla giornata, pregare ecc…
Il futuro non ci è dato sapere. Oggi alle stelle, domani alle stalle. Non ci resta che comportarci di conseguenza e pensare che prima o poi il fondoschiena per terra potrebbe essere il nostro. Se si continua con questa politica incerta più prima che poi.
Il mio solito guru Bauman parlava d’identità multiple e flessibilità quando ancora quest’incertezza politica, economica e religiosa era solo un film di fantascienza, quando il futuro era quello di Blade Runner. Ci sono comunque un paio d’individui in questo Paese che sospetto di origine mutante.
I nostradamus degli anni ’80 come gli sceneggiatori di Ritorno al Futuro II o Blade Runner sull’evoluzione tecnologica ci hanno toppato non poco, sul futuro caotico quello ci hanno preso, con l’unica differenza è che i semafori e le code per strada ci sono ancora. Macchine che volano, scarpe luminiscenti come quelle delle Lelly Kelly ma con poteri sconosciuti, e tutta quella tecnologia di 150 pollici che proprio leggera non sembrava, oggi non voliamo ma almeno i tablet sono più maneggevoli. In Ritorno al futuro II le pubblicità appaiono davanti come un ologramma, i giubbotti si asciugano da soli, skateboard volanti sfidano la forza di gravità meglio degli astronauti in una navicella spaziale.
Maxi tv coloratrissime che prendono ordinazioni in un bar che potrebbe essere stato arredato da Elton John e con cyclettes al posto dei tavoli per un futuro all’insegna dell’aerobica e di Olivia Newton John. << Dove andiamo noi non servono strade >> La celebre frase del film, certo perchè fra un po’ non serviranno neanche più le macchine. Forse sul futuo ci avevano visto meglio i Flinstones
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