Le statistiche dicono che 2 studenti su 10 non concludono il percorso di studi con l’agognato diploma, smettono di studiare e probabilmente smettono anche di credere nel loro futuro. Cosa che accade anche a chi ha preso diploma, laurea triennale, specialistica e compiuto un paio di corsi formativi. Parlo così per sentito dire ovvio.
Come convincere questi ragazzi che andare a scuola è necessario non soltanto per ampliare le possibilità, ma anche per una realizzazione personale, per un’arricchimento umano?
Come raccontare questa “favola” nel mondo dei reality, delle selezioni tragicomiche di “Veline”, delle scorciatoie?
Come tentare di rifondere fiducia in questi giovani che tutti i giorni si sentono elencare i tassi di disoccupazione di neolaureati, come fargli capire che le prime sfide con se stessi si combattono sui banchi di scuola e che il gioco potrebbe valere la candela?
La cultura non ha prezzo, è un bene immateriale e mai nessuno te lo potrà togliere, ma ti lascia anche un peso dentro, il peso delle aspettative: dopo che hai allargato gli orizzonti è difficile vederti chiudere davanti il finestrino proprio quando cominci ad assaporarne l’atmosfera.
Nel tentativo di cercare una risposta a questo domande – troppo semplice sarebbe ridare di nuovo valore alle scuole, all’educazione, al merito, ai professori – ho trovato il modo di incentivare allo studio ragazzi che pensano oramai che per cavarsela basta saltare qualche passaggio comq facevo sempre nelle equazioni di matematica sentendomi un genio, ma poi ritrovandomi a fare errori di distrazione.
Insomma ragazzi andate a scuola, studiate, acculturatevi, leggete così poi al momento del bisogno tutto questo vi servirà… al momento del quiz televisivo potrete evitare la teleofnata a casa!