Hood.
Secondo gli accordi che tu stesso hai proposto,ti sei riservato per oggi il compito di chiarirci le ragioni ed il significato della ribellione americana.Ti ascoltiamo con attenzione ed interesse.
Mazzei.
Sono stato in America tra il 1773 ed il 1785.Negli anni che condussero alla ribellione contro la Corona inglese ed ai primi tentativi di costituire nuovi ordinamenti ed istituzioni politiche.Venivo da Londra,dove avevo soggiornato tra il 1756 ed il 1773.A Londra ero giunto nel 1756, su una nave corsara inglese proveniente dal Levante.Prendevo il largo da Istanbul e da Smirne, dove avevo esercitato la professione medica con il medico ebreo Salinas.L’insofferenza per la bigotteria imperante nell’Ospedale di Santa Maria Novella mi aveva spinto ad andar via dalla Toscana granducale e dall’Italia in cerca di fortuna.Disponevo diun capitale,frutto della vendita di tre poderi,che agevolò le mie iniziative.Mi ripromettevo di accrescerlo da corsaro:ma la nostra traversata fu infruttuosa; e così,sbarcato a Londra,cominciai ad occuparmi di commercio e di insegnamento della lingua e della cultura italiana.La duplice condizione di imprenditore e di insegnante mi pose ben presto in contatto con gli ambienti più vivaci della società londinese.Ebbi come allievo E.Gibbon.Con il quale lessi e commentai le :”Istorie fiorentine” ed i “Discorsi sulla prima deca di Tito Livio” di Machiavelli.Nel 1766, una mia spedizione di libri posti all’Indice e diretta a Livorno,fece aprire un procedimento inquisitoriale nei miei confronti.Grazie anche all’intervento dei miei amici napoletani Galiani e Tanucci,il Granduca non mi comminò l’esilio dalla Toscana.Mi affidò, anzi, la trattativa per l’acquisto di due esemplari della stufa realizzata da B.Franklin,che risiedeva a Londra come agente coloniale della Pennsylvania.Fu una vera svolta nella mia vita.La comunità americana di Londra affollò il mio negozio di prodotti italiani e con i miei nuovi amici si infervorarono le discussioni sul grande tema politico del momento.Il conflitto sempre più acuto nella società inglese tra libertà civile e libertà politica.
L’America diventò il nuovo orizzonte dei miei progetti e della mia sete di libertà. Così,nel 1773,mi stabilii in Virginia.
Hood.
Il tuo soggiorno londinese,a pensarci bene,coincise con il ciclo politico dominato dal radicalismo di John Wilkes.
Mazzei.
Hai colto nel segno,Robin.Sono convinto,per parte mia,che il radicalismo di Wilkes fu uno dei fondamenti ideali e giuridici della sollevazione americana.Il suo imprigionamento, nel 1768 , la rivolta popolare che provocò,il sangue che fu versato e la parola d’ordine che condensò tutto il significato di quegli eventi :”No liberty,No king”,sono altrettante anticipazioni di ciò che sarebbe avvenuto più tardi nelle colonie.L’interpretazione riduttiva della rivolta americana, come rivolta “fiscale” ,non spiega nulla.In realtà essa fu ,sin dal principio,tutta politica.Le sue radici erano nella società metropolitana inglese e nelle sue strutture politico-culturali: non nella sua periferia.Andrebbe ricordato che la prima Costituzione della Virgina,redatta nello stesso anno della Dichiarazione di Indipendenza,individuava ben 22 violazioni,da parte della Corona e del governo inglese, dell’ordinamento giuridico che regolava i rapporti tra Colonie e Madrepatria.La dodicesima riguardava, appunto , l’introduzione non concordata di nuove tasse.Era la riprova di quanto fossero nel giusto i radicali . La libertà civile, intesa come uguaglianza di fronte alla legge, era contraddetta dalle crescenti disparità di potere tra governo , sudditi e nuove concentrazioni di interessi privati che si venivano manifestando ;nonchè dai comportamenti arbitrari che tali asimmetrie di potere favorivano.E quando dico:”si manifestavano”,intendo quando venivano messe in luce dalla brillante attività pubblicistica di uomini comeJ.Wilkes.La “Compagnia delle Indie”,ad esempio,era diventata :”un corpo separato dalla sua patria”,come scrissi a Pietro Leopoldo;con conseguenze rilevanti sugli ordinamenti giuridici e politici e sugli stessi rapporti internazionali.Fu la deriva “tirannica” della Corona:la rottura unilaterale dell’ordinamento giuridico e delle sue garanzie di libertà, a spingere i coloni alla ribellione ed alla ricerca di nuovi principi di sovranità popolare e repubblicana.Anni dopo,in Francia,quando con Th.Jefferson e con i comuni amici francesi discutevamo il significato della rivoluzione americana;affermai che, per comprendere davvero ciò che era accaduto, bisognava distinguere coloro che in America erano andati in cerca di fortuna, da quelli che vi erano andati per sete di libertà. Capiremo meglio questo passaggio ,ricostruendo le conseguenze della rivoluzione americana in paesi come la Francia e lo stesso Granducato di Toscana.L’instaurazione di una nuova sovranità e la sua legittimazione erano ormai i temi centrali della discussione intellettuale e politica .Ben presto se ne sarebbero visti gli effetti.
Hood.
Avverto,a mia volta,sorprendenti analogie con i tempi che corrono.Mi riservo di accennarne nella nostra discussione conclusiva.Intanto,andiamo a goderci il fuoco della notte.