In un sabato sera triste e tempestoso, il freddo e il temporale minacciavano la mia povera antenna Tv e la conseguente visione di tutte le puntate arretrate delle mie serie, ma rinchiusa nell’abbraccio caldo e spumoso che solo due plaid ti possono dare non temevo nulla di male.
A rovinare il connubio idilliaco un movimento azzardato verso la scatola di biscotti che mi ha fatto dimenticare il telecomando a due metri di distanza, irraggiungibile senza dover uscire di nuovo dal baco in cui mi ero avvolta e con il pericolo reale di imbattermi nella scatola di cioccolatini accanto. Come punizione per il mio peccato di Gola sono stata condannata, per contrappasso, alla pubblicità televisiva natalizia impossibilitata a mandare avanti o a cambiare canale, travolta da una miriade di panettoni, pandori farciti e slogan smielati.
Immune ai loro tendenziosi messaggi subliminali, grazie alla mano incollata al barattolo di biscotti, non mi sono fiondata al saccheggio selvaggio dei pandori sotto l’albero come da copione, la mia mente non si è dimostrata altrettanto stoica invece di fronte alla serie infinita di pubblicità di profumi e fragranze, sponsorizzati da ogni stilista e attore in grado di apporre sopra un flacone colorato la propria firma.
Dopo tre pubblicità in meno di trenta minuti di Eau de Parfum varie, ho cominciato a pormi seriamente delle domande e ad annusarmi insistentemente.
Che questa offerta eccessiva di profumazioni sia un modo velato per dirci che a Natale, complice la presenza di tanti parenti nella stessa stanza e la digestione di pasti elaborati, tendiamo a puzzare tutti di più?
Non mi ero mai resa conto dell’aumento esponenziale delle pubblicità di profumi sia maschili che femminili nel periodo natalizio, ma uno sguardo attento e la lontananza dal telecomando sono stati illuminanti a riguardo ed effettivamente mi hanno fatto notare che il flacone di profumo nel mio bagno era oramai agli sgoccioli, in triste attesa di esalare l’ultimo respiro e di essere quindi cambiato.
Per quanto si creda quindi di essere immuni dalla frenesia del consumismo e dalla pubblicità maliziosa, non si è mai davvero resilienti ai suoi messaggi mirati.
Mi domando a questo punto se anche l’incremento delle pubblicità d’intimo maschile abbiano la stessa funzione di avvertimento simil-velato in linea con la stessa etimologia del sostantivo Mutanda, gerundivo latino con un significato inequivocabile. Mutanda ossia “Da cambiare”!
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