Via col vento, uno dei film più costosi di sempre, rispecchia pienamente la definizione di Kolossal con la sua durata effettivamente colossale di 4 ore e i suoi 3 tempi. Il film, a parte l’omissione degli altri due figli avuti da Rossella dai primi due matrimoni, riprende le oltre mille pagine il romanzo di Margaret Mitchell, Gone with the wind pubblicato nel 1936 e che vinse il premio Pulitzer. La storia è ambientata in Georgia, nel profondo sud degli Stati Uniti prima, durante e dopo la Guerra di secessione americana vinta ovviamente dal Nord. Rossella O’Hara, bellissima figlia di una famiglia di latifondisti di origine irlandese esuberante e ammirata da tutti è innamorata di Ashley che seppur abbagliato dall’avvenenza e dal carattere della ragazza sposa la timida e remissiva Melania, sua cugina. In contrapposizione ai modi gentili e cavallereschi di Ashley l’ambigua figura di Rhett Butler, uomo schietto e dal passato torbido che inizia a corteggiare Rossella a modo suo. Rossella per ripicca sposa il fratello di Melania Carlo che morirà dopo poco in guerra. La crudeltà della guerra e le conseguenze sociali e economiche sono descritte, adottando il punto di vista dei Confederati. Rossella si dimostra una donna tenace e pratica, intenzionata a sopravvivere e a far sopravvivere la sua terra Tara, scendendo a qualsiasi tipo di compromesso. Sempre per ragioni economiche si sposa con il secondo marito Franco, fidanzato della sorella e proprietario di una segheria che con il piglio imprenditoriale di Rossella si trasformerà in un’impresa di successo. Anche Franco muore e ancora in lutto si fa convincere da Rhett Butler a sposarlo con cui avrà una figlia. Gli anni trascorsi insieme sono passionali e pieni di litigi e incomprensioni, alla fine morta Melania, Rossella si rende conto di non amare davvero Ashley e tenta un riavvicinamento con il marito. Rhett ha già deciso di lasciarla e i due si salutano nella celebre scena finale che fa presagire la tenacia di Rossella a non arrendersi. I numeri di Via col Vento sono da record, 6,8 chilometri di pellicola girata, 10 oscar, il numero di registi cambiati in corso d’opera (prima Cukor, poi finì il film Victor Fleming), le leggende sui suoi protagonisti vittime di una maledizione e da cui solo Olivia de Havilland ossia Melania è scampata, morta quest’estate a 104 anni. Via col vento recentemente è stato oggetto di una forte polemica per la rappresentazione razzista degli schiavi di colore, rappresentazione oggi inaccettabile e inattuale, indicatrice della società del tempo, allo stesso modo con cui i film che rappresentano i nativi americani come selvaggi assassini di onesti coloni americani. Una visione critica è consigliata quindi, ma senza penalizzare il capolavoro cinematografico qual è.
Il punto di vista di Costoletta Cecilia: Sono cresciuta a tè delle 5 e Via Col Vento. Le 4 ore all’anno passate a guardare questo colossal rientrano nella top ten delle ore meglio spese nel mio tempo libero. 4 ore in cui almeno è sicuro che non sto comprando scarpe. Come già citato nella trama, sono perfettamente conscia della polemica che ha investito IL FILM negli ultimi tempi, ma da politicamente scorretta quale sono, francamente me ne infischio. Punto 1: l’arte è arte e se è arte del 1939 va contestualizzata. Punto 2: il razzismo oggi, a differenza del 1939, non è più tollerato. Con questa consapevolezza quindi forniamo gli strumenti critici per capire il passato, vicende storiche e opere. Ricordiamo che non sono i film a rendere razzisti, altrimenti IT ci avrebbe reso tutti dei serial killer Punto 3: nel Sud degli Stati Uniti la schiavitù è stata un elemento fondante della società latifondista per secoli, gli schiavi erano considerati una proprietà della casa, della terra, della famiglia. Oltre al film quindi dovremmo censurare anche la storia E ora, dopo questa doverosa premessa, per favore torniamo a Rossella. Il film vale la pena di essere visto solo per sopracciglio alzato di Vivien Leigh e il ghigno ironico di Clark Gable. Nessun altro avrebbe potuto impersonare meglio i protagonisti del libro della Mitchell. E dopo aver letto le oltre 1000 pagine del libro ho una certa cognizione di causa. La mia mente labile di bambina si innamorò al primo sguardo della capricciosa, bellissima, spavalda, coraggiosa e scomoda Rossella O’ Hara. Ho sognato d’indossare fino all’adolescenza quei vestiti a ruota e i relativi mutandoni, poi mi sono fatta deviare dai pantaloni a vita bassa e le zeppe. Via col vento è un film complesso, ci vorrebbero più di 4 ore solo per descriverlo: è un film storico, un film di guerra, è un film d’amore, è un’epopea, è un mito nel senso ovviamente greco del termine. La guerra entra crudele nella vita amena del Sud, uccide, distrugge e ricostruisce case, aziende e persone. In questo caos sociale si muovono i personaggi primari e secondari, la famiglia di Rossella e altre famiglie del Sud. Tra tutti ovviamente spicca lei, Rossella. Una protofemminista in un mondo maschilista, un mondo duro e difficile che ha tirato fuori la sua parte più forte e la trasforma da ragazzina viziata in Donna. Tacciata come spietata e insensibile, è semplicemente una donna che decide e agisce, e ovviamente sbaglia. Sbaglia sicuramente oggetto del desiderio, perché Ashley non è che l’ideale, il principe azzurro che poi nella pratica è utile solo per danzare a un ballo. Cieca in questo suo amore adolescenziale non vede l’amore vero, l’amore di Rhett che la conosce meglio di qualunque altro e che di lei ama proprio la forza e i difetti. Ubriaca e in lutto dopo la morte di Franco, finalmente accetta di sposare Rhett, ma presto ricade nel gioco perverso che la condurrà all’ infelicità. Ashley rappresenta quel mondo che oramai non le appartiene più e che non vuole lasciare andare. Solo alla fine, morta l’eterna amica nemica Melania, si rende conto che quell’uomo che le diede una pistola in mano per tornare a casa, era l’uomo giusto nel momento sbagliato, l’uomo che non la voleva donzella da aiutare, ma la voleva compagna di avventure. Lui alla fine come tutti sappiamo si è stancato di aspettarla e se ne va, infischiandosene della sua illuminazione. Ma Rossella oramai sa, ha capito chi è e cosa vuole. Dopotutto domani è un nuovo giorno di possibilità e dopo che per sfamarti hai mangiato radici di carote e ti sei vestita con una tenda, dalla vita puoi tutto, anche riconquistare un uomo.
Il punto di vista di Steve: “ Francamente me ne infischio “ …. No, tranquillizzatevi, non è il mio sintetico punto di vista, ma è l’ ultima frase pronunciata da Rhett Butler, alias Clark Gable, in “ Via col vento”, frase pronunciata ad una confusa Rossella O’Hara, alias Vivien Leigh, che solo dopo quasi quattro ore di film e qualche lustro si era resa finalmente conto di essere innamorata solo di Rhett Butler e non di Ashley Wilkes, alias Lesley Howard, a sua volta sposo di Melania Hamilton, cugina di Rossella, alias Olivia de Havilland, che fino al 26 luglio 2020 era l’ ultima attrice ancora in vita di questo Kolossal del 1939. E’ indubbio che i protagonisti principali siano stati Clark Gable e Vivien Leigh il cui amore fa fatica a sbocciare fra molteplici difficoltà causate dalla guerra e dal suo “ amore “ o presunto tale ( infatti, poi definirà questo amore solo come un’ illusione ) verso Ashley, ma proprio quando lei si rende conto di essere sempre stata innamorata di Rhett e di non essere mai stata realmente innamorata di Ashley, Rhett, con la frase che ha segnato la storia del cinema, si eclissa nella nebbia mattutina mentre lei, illuminata da un profetico raggio di sole, pronuncerà un’ altra frase che, anch’ essa, resterà, negli annali del cinema: “ Dopotutto, domani è un altro giorno “, con la speranza che un giorno, vicino o lontano, Rhett tornerà fra le sue braccia, con colonna sonora ridondante e venditori di fazzolettini di carta in brodo di giuggiole perché le lacrime degli spettatori scendono giù copiose mentre scorrono i titoli di coda dopo quasi quattro ore di emozioni senza termine fra baci, amori, morti, follie, tragedie e rinascite. E quindi, l’ altezzosa, pragmatica, vedova allegra, qualche volta spietata affarista, ma anche adorabile Rossella O’ Hara o l’ ironico, innamorato, sarcastico, elegante ed alla fine rassegnato Capitano Rhett Butler nell’ America razzista e guerrafondaia della seconda metà del 1800 dilaniata dalla guerra civile fra Nord e Sud? Una Rossella che per dispetto prima e per bieco affarismo poi prima sposava Carlo Hamilton e poi Franco Kennedy, promesso sposo della sorella Susele, od un Rhett che dal primo burrascoso incontro alle Dodici Querce aveva avuto occhi solo per lei? In questo caso, non si tratta di scegliere, ma solamente di considerare la grandezza di questi due attori che hanno reso indimenticabile questo film, senza dimenticare il “ contorno “ senza il quale questa pellicola non sarebbe entrata di diritto al sessantaduesimo posto fra i migliori mille film di sempre. Fra le infinite curiosità riguardanti questo film, ne voglio ricordare una abbastanza emblematica: alla Prima assoluta, il cui ingresso costava 10 dollari invece dei consueti 50 centesimi, non fu invitata Hattie Mc Daniel, la “ tata “ di Rossella, “ Mami “, in quanto di colore, e Clark Gable, che aveva già lavorato con lei in due occasioni, non volle presenziare alla Prima, ma fu dalla stessa Mc Daniel riportato a più miti consigli.
Lieto fine sì o lieto fine no? A chi ancora non l’ ha visto e vorrà vederlo dopo i nostri punti di vista, l’ ardua sentenza. Ma come si può definire Via col Vento? Se dovessi riportare tutti gli aggettivi che mi vengono in mente, probabilmente non basterebbero le quasi quattro ore del film; malinconico, struggente, imponente, sentimentale, ironico, cinico, razzista, infinito, ma soprattutto immortale; tutto questo ed anche molto di più è Via col Vento, un film che, se si inizia a vedere, lo si fa fino alla fine. E guardatelo il prima possibile perché “ Dopotutto, domani è un altro giorno “ e non potrete dire “ Francamente me ne infischio “.
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