Oggi vi analizzeremo un western “ nostrano “ del 1976, quando questo genere stava volgendo al termine: Keoma è il titolo di questo western, che poco o nulla ha a che vedere con i western classici che tutti conoscete come “ Ombre rosse “ o “ I magnifici sette “, ma anche diverso da un “ Ringo “, sempre di italica produzione. Il regista di questo western è Enzo G. Castellari, nome d’ arte di Enzo Girolami, specialista di vari generi cinematografici, avendo cominciato la sua carriera proprio con il genere di cui vi parleremo oggi, proseguendola con i polizi ( ott ) eschi all’ italiana, andando avanti con pellicole di guerra e post – apocalittiche. Il regista romano è rimasto entusiasta di questo film, tanto da averlo definito il miglior film della sua carriera.
Innanzitutto, qual’ è il significato di Keoma, il mezzosangue protagonista del film interpretato da Franco Nero? Nel linguaggio Sijoux, Keoma significa libertà.
Keoma è il figliastro di William John Shannon, interpretato da William Berger, ed il fratellastro di Butch, Lenny e Sam, Orso Maria Guerrini, Antonio Marsina e Joshua Sinclair, ed ha la peculiarità di essere, insieme al padre, la pistola più veloce del west. Al suo ritorno dalla guerra di Secessione molte cose sono cambiate: c’ è un’ epidemia di peste ed a capo della città vi è Caldwell, al cui soldo vi sono anche i tre fratellastri di Keoma, un bieco avventuriero che non guarda in faccia a nessuno. Nel suo viaggio, Keoma incontra una vecchia donna che trascina con sé un carretto, la “ Morte “ che comparirà in momenti cruciali della vita del pistolero. Keoma salva dalla furia degli uomini di Caldwell una donna incinta, Lisa il suo nome, la splendida Olga Karlatos l’ attrice. I fratellastri, saputo del ritorno in città di Keoma, vogliono confrontarsi con lui uno ad uno, ma il mezzosangue prevale su tutti e tre, con il padre, con il quale aveva avuto un incontro in precedenza, che salva quello che lui considera il figlio prediletto dalla morte quando Lenny impugna la pistola. Saputo del fatto, Caldwell licenzia i tre. Il pistolero ha, poi, alcuni flashback e si ricorda di quando andava a cavallo con il patrigno, ma anche di quando i fratellastri lo ripudiavano con disprezzo. Keoma incontra anche George, un uomo di colore suo amico quando era bambino, diventato un ubriacone e rassegnato al peggio. Nel mentre, la bella Lisa viene nuovamente portata in mezzo agli appestati, ma Keoma la riprende e la porta da un dottore in quanto bisognosa di cure. Dopo averla nascosta in una grotta insieme al patrigno, torna in città dove Caldwell lo aspetta insieme alla sua banda, ma Keoma non è solo in quanto il patrigno e George sono pronti ad aiutarlo. I tre, insieme, eliminano gran parte della banda di Caldwell, ma George viene ucciso ed il patrigno ha la pistola di Caldwell puntata addosso. Keoma si consegna a Caldwell, ma quest’ ultimo, in una delle scene più forti del film, uccide William John Shannon, con gli sguardi dei due che si incrociano fino al drammatico epilogo. Keoma viene sopraffatto dai restanti scagnozzi ed appeso ad una ruota, ma arrivano i tre fratellastri che uccidono Caldwell e prendono possesso della città, non liberando, però, “ l’ eterno rivale “ considerandolo responsabile della morte del padre. A liberarlo, però, ci penserà Lisa. Nelle scene finali, vediamo la “ Morte “ fare da levatrice a Lisa con Keoma che uccide i tre fratellastri con le urla della ragazza come sottofondo e che, dopo aver partorito, muore. Keoma se ne va in groppa al suo destriero urlando alla Morte, che gli implora di prendersene cura, che “ è un uomo libero e chi è libero non ha bisogno di niente “.
Il punto di vista di Steve:
I film di Castellari da me visti hanno quasi tutti un “ amaro “ lieto fine nel senso che la giustizia trionfa ma lascia sempre un certo senso di incompiutezza , in quanto il “ vincitore “ è un uomo solo, come in questo caso Keoma, che non ottiene la giustizia che vorrebbe. Che tipo di western vedrete? Violento, geniale, crepuscolare, diabolico, controverso, sentimentale, triste, eccitante, senza un momento di tregua. Geniale l’ idea della Morte che trascina il carretto che compare nei momenti cruciali del film e che fa da levatrice ed un attimo dopo la ragazza muore. Epico Keoma, nel ruolo di “ giustiziere solitario “ e con quell’ aspetto da Gesù che si può particolarmente apprezzare quando viene “ crocefisso “ sulla ruota. La colonna sonora composta da quei geniacci dei fratelli De Angelis è tristemente e meravigliosamente cupa. Perché ho definito controverso questo film? Guardatevi attentamente i ruoli di Keoma e della Morte e, se ci starete attenti, avrete la risposta. I tre fratelli prima ” cattivi “ al soldo del bandito poi “ buoni “ dopo che questi gli uccide il padre, poi nuovamente “ cattivi “ quando lasciano il fratello crocifisso mostrandogli il cadavere del padre ed accusandolo di esserne il responsabile della morte in questa splendida alternanza. Giustizia ed ingiustizia, vita e morte, vendette e tradimenti, bontà e cattiveria, un western veramente “ cazzuto “, tanto per usare un termine a me caro.
Il punto di vista di Costoletta:
I primi 20 minuti di visione credo di aver più volte maledetto Steve Bertini per aver proposto Keoma come film da recensire.
L’impatto con le prime scene non è stato dei migliori, un vento rumoroso, la voce stridula della colonna sonora, una vecchia inquietante simbolo di morte e desolazione e un Franco Nero con i capelli lunghi che pronunciava frasi copiate e incollate da qualche manuale per sceneggiature western.
Ho frenato a stento il desiderio di interrompere tutto e riprendere la maratona dei Soprano, facendomi però un bagno di umiltà mi sono ricordata di essere totalmente ignorante sui film Western anni ’70, dando così una speranza al Franco Nero mezzo hippy e Pellerossa con reminiscenze bibliche da quasi Messia.
Dopotutto chi sono io per dire che questo film sembra quasi una caricatura di un western? Anche se i tuffi carpiati in aria e anche qualche tuffo avvitato degli uomini che vengono colpiti dalle pallottole me lo hanno suggerito più volte.
La storia è proprio questa: Keoma ritorna a casa dalla guerra di Secessione americana e ritrova ad accoglierlo una città fantasma, dove i pistoleri criminali e la peste hanno tolto qualsiasi dignità ai suoi cittadini. Lui con i suoi occhi magnetici riuscirà a salvare la sua città, a rinfondere in loro vecchi scampoli di libertà e a sconfiggere definitivamente il Male, rappresentato da Coldwell e dagli Shannon, i suoi fratellastri
Keoma è un vendicatore convinto delle ingiustizie. Un vendicatore che torna a proteggere la sua terra e i suoi concittadini, un salvatore tormentato dal passato e da sé stesso. I ricordi, ingombranti talvolta si fanno perfino reali, quasi a fermare la scena e i suoi personaggi.
Tante le mezze storie abbozzate: la discriminazione verso le minoranze, l’abolizione della schiavitù che è stata la finta causa della guerra che ha diviso in due gli Stati Uniti, ma che di fatto non ha cambiato la reale condizione dei neri, la distruzione di un popolo, quello dei nativi americani, storie di drammi e invidie familiari. Un potpourri di sottotesti e trame parallele.
Un western anomalo a metà tra il copiatticcio e l’originalità. Di originale sicuramente la colonna sonora che ad un certo punto l’ orecchio umano accetta e la figura di Keoma un po’ pistolero, un po’ Messia, dotato di umana comprensione e pistola veloce.
Sul finire il film prende fortunatamente più ritmo, il climax viene raggiunto con il tragico momento del confronto tra padre e figlio tenuti in ostaggio dai cattivi padroni della città, la musica che accompagna i loro sguardi ricchi di pathos e il salto circense di Keoma che si avventa sull’assassino del padre.
In tutto questo dramma maschile, le uniche donne sono le presenze classiche del Saloon, la vecchia portatrice di morte che compare e scompare e una donna incinta affetta dalla peste che Keoma ha cercato di salvare da morte certa e che sarà lei a tirare giù Keoma dalla ruota dove era stato quasi crocifisso.
Il bambino della donna è il bene più prezioso, da salvaguardare, è l’umanità che Keoma vuole salvare ad ogni costo, e ci riuscirà. Libererà la città e farà nascere il bambino, porterà a termine i suo compito e poi tornerà ad essere di nuovo un hippy che riprende libero il suo cammino, sul proprio cavallo verso l’infinito.