Per i locali appassionati del macro genere “Rock&AltreContaminazioni“, parafrasando il vecchio sottotitolo di Blow Up ovvero la rivista musicale più autorevole della penisola che ha sede in quel di Farneta (ma che davvero?), l’appuntamento con il Live Rock Festival of Beer di Acquaviva, chiamato più prosaicamente Festa della Birra, è un must assoluto. Il rimando al magazine fondato dal nostro Stefano Isidoro Bianchi non appare affatto pretestuoso dato che molto spesso la Festa di Acquaviva è stata vetrina e passerella dei live di molte di quelle bands (ahinoi semisconosciute) scoperte e incensate dalle prestigiose firme della rivista musicale.
Quindi, con la morte di Insanamente e con ArezzoWave che ormai pare la parodia di Walking Dead, se ti vuoi vedere un pò di roba musicale minimamente decente evitando di fare quelle rovinose trasferte da 30000 km a/r che poi torni un cadavere, tutto malconcio e puzzi come un caimano (scusate la digressione), in zona ormai non ti rimane che “La festa della Musica” di Chianciano, il “Mengo” e appunto Acquaviva, il festival ormai più longevo e affermato tra quelli survivers (stendo un velo pietoso sugli pseudo-festival da salotto buono che ci circondano ormai da qualche anno e che son buoni solo a tirar fuori dall’armadio roba che sa al massimo di naftalina).
Anyway, veniamo al lesso: la cinque (e dico 5 signori miei) giorni musicale è inaugurata mercoledì 10 settembre dai lisergici aretini (vivaiddio roba buona dalle nostre parti) Walden Waltz, dal pop-punk dei Kutso e dai francesini Jamaica nome interessante per gli amanti dell’indie-pop più tradizionalista.
Giovedi 11 s’inizia con gli italici C+C=Maxigross che non vinceranno certo per il nome più catchy della storia ma che ho visto l’anno scorso al Miami Festival di Milano impressionandomi per l’alta dose di psichedelia messa in campo, a seguire gli inglesi nomen omen Jazzhands, fautori appunto di un jazzcore tutto sommato orecchiabile. Chiude l’australiano DubFx mix tra dub-reggae, trip hop e hip hop, nome che piacerà di sicuro agli amici del club delle miccette.
Venerdi 12 invece apriranno le danze (almeno così sembra dal programma, anche se gruppi del genere son fatti apposta per chiuderle) uno dei gruppi che io idolatro alla follia: loro sono gli olandesi THE EX (ad Acquaviva accompagnati dal sax di Ken Vandemark) 35 anni circa di onorata carriera post-punk contornata da dischi strepitosi sempre sul filo della sperimentazione tra percussionismi afro e sano divertimento rock, band che suona sempre attuale, lungi dal portare quelle vistose rughe che certe band ormai decrepite non si vergognano ad avere. Una bomba insomma che in sede live esplode in tutta la sua fragranza. Catch My Shoe , per il sottoscritto il miglior disco del 2011 li vedeva duettare in molti brani con la tromba di quel Roy Paci che invece chiuderà la serata (la rimpatriata a sto punto mi sembra telefonata e sarà gustosissima).
Sabato 13 sarà una serata bella pregna: inaugurano i perugini Fast Animals e Slow Kid, ormai gli idoli indiscussi dell’Alternative Rock italico di scuola Aftherhours e Ministri. Fa piacere ritrovarli qui dopo anni di gavetta in giro per l’Italia, scoperti nel suo piccolo qualche anno fa da Insanamete che gli diede fiducia dopo l’uscita del primo EP “Cioccolatino”. I londinesi WeHaveBand (tuttaattaccato) sono invece una band di culto che ci farà ballare col loro soave synth-pop dai ritornelli appiccicosissimi. Ma il vero punto di forza di sabato per me rimangono i Melt Yourself Down, un gruppo che ho avuto il piacere di vedere già dal vivo e che picchia fortissimo. Tra fiati esoticheggianti che sfornano taglienti riff belli massicci e percussioni nervose e incisive di matrice afro-beat, la band inglese smura come non pochi in fase live; sul palco i nostri sembrano palline impazzite che non sentono cazzi, creando grossa sinergia e empatia con il pubblico che impotente non potrà fare a meno che smuovere, ballonzolando, il deretano. Imperdibili.
Domenica 14 invece tra band terzomondiste-etniche e combat folk (che non gradiamo troppo a dire il vero ma si sa, nessuno è perfetto) spiccano i FUZZ ORCHESTRA (stoner-rock?, sludge-metal? Una roba simile insomma), forse, a livello di potenza e smachinamento sonoro la miglior band italiana in sede live. Sono in 3 sul palco, sembrano almeno il triplo. Molti gruppi dovrebbero scappare a gambe levate quando sanno che devono condividere la stessa sera lo stesso palco con loro (…sto esagerando ma voglio rendervi l’idea). Li ho visti una ventina di volte e ogni volta che finiscono corro subito al loro banchino a comprare qualche disco o gadget tant’è lo stordimento e l’ubriacatura post-live.
PS. Ahhh dimenticavo.. ad Acquaviva fanno uno stinco di maiale cotto con la birra che levati…
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