Per gli ingegneri civili come il sottoscritto (ma immagino anche architetti e geometri) quando si parla di IGM ci si mette subito sull’attenti perché su quelle splendide carte depositate nella sede vicino piazza San Marco a Firenze confinante con il Rettorato abbiamo imparato a redigere i progetti di strade, dighe gallerie e ponti.
Ricordo che al corso di topografia un assistente era un capitano dell’IGM che ci disse che si era accampato nell’80 per due mesi in una montagna della Puglia per battere un punto tipografico in Albania e rendere così collegabile la rete albanese a quella italiana.
Dentro la sede dell’istituto si conserva un autentico patrimonio cartografico della nostra nazione.
Vedere questi ufficiali nella sede della nostra comunità devo confessare non è stato solo un piacere, ma soprattutto un orgoglio personale.
L’occasione è stata la mostra itinerante organizzata dall’esercito e allestita per una settimana nel palazzo comunale di Castiglioni.
Il responsabile della mostra, il Generale Pietro Tornabene comandante dell’IGM, ha proposto questa mostra alla Amministrazione Comunale quando ha visto un servizio televisivo su come nelle celebrazioni del IV novembre la mostra comunità, rappresentata dal Sindaco Mario Agnelli, abbia promosso una emerita e patriottica iniziativa dello studioso Paolo Brandi che consiste nell’aggiornamento dell’elenco dei caduti castiglionesi della grande guerra con tanto di inserimento nel monumento celebrativo di un urna con i nomi mancati.
È stato un momento interessante anche la conferenza del Generale che ha spiegato in modo semplice e storicamente preciso ad un pubblico di studenti e di appartenenti alle associazioni d’arma, cosa ha rappresentato la grande guerra per il completamento territoriale della nazione, la storia dell’esercito italiano, dell’istituto geografico tra cui le attività a cui sono delegati. Non si è sottratto, di fronte a una domanda pertinente, a dare la sua opinione, storica, umana e militare, sul defenestramento del Generale Luigi Cadorna con Diaz dopo Caporetto.
Quest’ultima è una opinione che condivido su Cadorna, ma non completamente sui meriti di Diaz, che ne ha tanti tra cui l’organizzazione della linea difensiva del Piave mentre per la successiva controffensiva secondo il mio parere (e di Indro Montanelli) il merito maggiore deve essere dato a chi sulla carta e nella pratica realizzò i piani bellici dell’offensiva.