E’ stato con piacere che ho raccolto l’invito della inaugurazione del restauro della Torre del Pulcinella (o meglio Mangia) con relativo automa in piazza del Michelozzo perche’ per me quell’enorme manichino, vestito in foggia insolita e dal cappello inverosimile, ha sempre rappresentato non una curiosita’ ma un mistero.
Il mistero di non riuscire a capire, studente adolescente del Liceo Poliziano, come potesse l’automa chiamarsi Pulcinella come la maschera napoletana, quando nella mia immaginazione mi pareva un personaggio accostabile ad un mago che con la lancia cercava di uccidere il tempo, rappresentato dalla campana, forse nel tentativo stregonesco di fermarlo per raggiungere l’immortabilità.
L’Arch. Fabio Fiorini e’ stato bravissimo nel descrivere il lavoro di restauro e ricostruire, ( ttraverso fonti certe), della torre e dell’automa e la storia di questo Pulcinella che probabilmente e’ il rifacimento seicentesco di un medioevale Mangia.
Lo stesso, ed io concordo con lui, e’ stato deciso nell’affermare che chi ha costruito l’automa, che rimane ad oggi autore sconoscito, non aveva certamente come riferimento il Pulcinella napoletano (di cui non ha niente in comune se non il colore dell’abito) ma probabilmente un personaggio spagnolo (Il Pica) e che quindi le tradizioni che hanno da sempre accostato l’automa alla maschera napoletana rimangono tradizione storica ormai radicata nell’animo poliziano ma non autenticità storica.
Ho ascoltato con attenzione gli altri interventi come dei rappresentanti del Rotary e Lions, che hanno contribuito a promuovere e finanziare il restauro, e quelli del Sindaco Rossi e dott. Contucci, e devo dire che sono rimasto sorpreso e sbalordito, come nell’intervento del Dott. Contucci si descrivesse la difficolta’ incontrata tra i poliziani a reperire finanziamenti per restaurare questo monumento (tra i piu’ popolari e conosciuti di Montepulciano) e nelle parole del Sindaco Rossi come alcuni concittadini si sono addirittura espressi sul web contro le modalita’ di restauro della torre, autonominandosi eccelsi architetti e indiscutibili esteti monumentali, affermando in parole povere che se la lasciavono stare come era sarebbe stata piu’ bella.
Avendo visto il restauro dal vivo e soprattutto conosciuto i criteri e modalita’ scientifiche di intervento applicate dall’Architetto Fabio Fiorini, a cui tutta la cittadinanza deve essere grata perche’ ha svolto questo lavoro per attaccamento a Montepulciano ed alle finalta’ del Rotary rinunciando a qualsiasi indennita’ economica, non posso che complimentarmi con tutti i soggetti, amministratori, associazioni, maestranze e tecnici, che hanno permesso di questa torre e dell’automa un restauro eccelso e di alto livello che non poteva piu’ essere rimandato perche’ la torre del Pulcinella e la facciata della Chiesa di Sant’Agostino rappresentano uno degli angoli piu’ suggestivi di Montepulciano.
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Il costume del Pulcinella "napoletano" è,semplicemente, la variante adottata da Salvatore ed Antonio Petito.Quest'ultimo,"Totonno o pazzo",vissuto tra il 1822 ed il 1876,fu l'ultimo,grande ,Pulcinella della tradizione napoletana.Può darsi però che quello di Montepulciano,al di là del guardaroba,condivida con il suo archetipo napoletano qualcosa di molto più importante.Consideri,ad esempio,la pittura di Gino Severini ed i suoi originalissimi significati "pulcinelleschi".
Grazie Prof. de Lucia per il contributo che ha dato all'articolo con il suo commento.
L'autore dell'automa pulcinella non e' mai stato rilevato in nessun documento, ma si presume dall'archivio della compagnia di sant'agostino che sia databile intorno al 1680 in quanto dopo quella data sono riportate le spese sostenute per la sua manutenzione.
L'automa ha sicuramente sostituito un antico Mangia mediovale che sulla torre batteva le ore comandato da un orologio astronomico la cui improntata e' stata messa in luce durante il restauro della facciata.
Vedo che Lei e' un conoscitore delle tradizioni popolari napoletane e pertanto mi farebbe piacere se avesse tempo e volonta' di approfondire le assonamze tra l'automa e l'antica maschera napolitana di Pulcinella che dovrebbe aver visto la luce intorno al 1640 se non sbaglio.
Sarebbe interessante se su questo argomento potesse intervenire con un articolo specfico perche' sarebbe un contributo storico importante e poco approfondito.
Tenga presente che l'automa e' il monumento piu' fotografato di montepulciano e pertanto in rete trovera' un'infinita' di foto che possono aiutarla.
un saluto
maurizio menchetti
Gentile sig.Menchetti,
potrebbe rivelarsi utile ricostruire le fortune della Commedia dell'Arte a Montepulciano,all'epoca della costruzione dell'automa.L'ispirazione dell'artigiano che lo costruì era certamente nutrita da quella forma di teatro.Con la riforma goldoniana ,per toccare l'altro aspetto da lei sollevato,il Pulcinella napoletano se ne torna a Napoli.Continua a viaggiare,a modo suo,ma rimane fedele alla tradizione del canovaccio e dell'improvvisazione.L'imborghesimento goldoniano gli sta stretto .Più che mai l'uso troppo sorvegliato della parola e del gesto che lo accompagna.Fino alla morte di A.Petito.Mi permetta di suggerirle il testo capitale di A.G.Bragaglia su Pulcinella.Troverà molte risposte alle domande che si pone su Pulcinella , sulle vicende del teatro italiano e sui loro rapporti con l'iconografia e la cultura popolare. Sulla sua cortese sollecitazione ,mi limito a sollevare una riserva di opportunità.Crede che ci sia un interesse più ampio per le questioni che stiamo discutendo?Cordialmente,Felice De Lucia
Da: Scultura a Montepulciano dal XIII al XX secolo, Società Storica Poliziana, Montepulciano, Editrice Le Balze, 2003, pp. 104-105.
...
Statua di Pulcinella
Statua a tutto tondo in legno rivestito di latta
Autore: Giuseppe di Giovanni Valentini
Data: 1680
Collocazione: Montepulciano, sulla sommità della torre di Pulcinella
L'edificio prospicente su piazza Michelozzo, conosciuto comunemente come torre di "Pulcinella", fu costruito con funzione di orologio pubblico dalla "Venerabile Opera e Fraternita di S.Agostino", congregazione laicale delegata dal Comune di Montepulciano a soprintendere alla costruzione della chiesa di S.Agostino e poi preposta alla gestione della chiesa e di vasti possedimenti immobiliari e terrieri, fino alla soppressione voluta dal Granduca Pietro Leopoldo del 1782. Dalla lettura dei documenti originali presenti nell'Archivio della Fraternita di Sant'Agostino apprendiamo che alla data del 15 aprile 1523 venne dato un anticipo al maestro Goro da Chianciano "... p(er) parte del p(rez)zo deloriolo e campana ..." come da contratto, mentre nel settembre dello stesso anno vennero poi acquistati 8000 mattoni, per "... loriolo da farsi....". In realtà i lavori che seguirono non furono di vera e propria edificazione della torre, quanto di ristrutturazione di un edificio precedente a cui fu aggiunto un piano e fu rifatta interamente la facciata sull'attuale piazza Michelozzo. L'edificio al termine dei lavori si presentava già con la tipica merlatura con cui oggi ci appare. Nei primi mesi del 1524, ultimati i lavori edili di costruzione della piccola torre, venne saldato il restante per l'acquistato dell'orologio e della campana, che è poi ancora quella originaria, compreso il lavoro occorso per issare la campana stessa in cima alla torre, la doratura della sfera che sta sopra al supporto in ferro della campana ed il supporto stesso che ancor oggi la sostiene. Ma le notizie più interessanti sono però relative all' aprile-maggio dello stesso 1524 quando, a più persone, ma in particolare a tale "Nanni di strippa" vengono pagati: il legname (una "testa di trave") occorso per il fare "el mangia"; "le bullette" per l' armatura del "mangia"; a "mateio fabbro ... la mazza del braccio"; ed infine, ancora a "Nanni di strippa", la fattura del "cappello del mangia" Pochi anni dopo, nel 1532, per proteggere il legno con cui era stato realizzato il mangia "Mariotto dottaviano" ricopre la statua con " ... otto foglij di ferro stagnato ... p(er) asectare e aconciare Eluomo deloriolo". Con il termine mangia si individua, nel linguaggio popolare toscano, un personaggio diabolico e spaventevole (mangiabambini) che ha trovato la sua raffigurazione più famosa nell'automa che batteva le ore nella torre del Palazzo Pubblico di Siena. L' aspetto dell' automa poliziano non é descritto nei documenti e l'unica immagine a nostra disposizione è quella che si ricava da un esame approfondito del cosidetto "Panorama di Montepulciano", grande dipinto della metà del XVII secolo conservato nel salone di Palazzo Cervini ed oggi di proprietà della Banca Etruria. Nel corso del Seicento la statua venne più volte restaurata fino a che nel 1679, ormai "infradiciata" perse un braccio che cadde nella strada sottostante. Il braccio staccato, evidentemente quello mobile che batteva le ore, venne addirittura portato dal sacrestano di S.Agostino, Pietro Corsi, nella riunione del Consiglio della Fraternita del 26 novembre 1679, durante la quale viene deliberala la sostituzione dell'arto con uno nuovo di quercia. Il vecchio "mangia" è però ormai talmente logoro che l'anno successivo viene deciso comunque di sostituirlo. Il consiglio diede allora incarito al maestro falegname Giuseppe di Giovanni Valentini di effettuare il lavoro. Oltre al legno vennero pagati al Valentini 32 fogli di latta per vestire " ... la statua del oriolo. Durante i decenni successivi vengono annotati solo lavori di manutenzione ma, nel 1750 la statua, ormai vecchia di 80 anni, necessitò di un intervento più approfondito. Con nostra sorpresa nella segnatura di pagamento si legge : " ... a Bastiano Mazzi per avere raccomodato Pulcinella p(er) avergli rifatto le gambe e altro che sta sopra il ordegno che batte le ore ...". Ora, visto che sembra ragionevole affermare che la statua in questione sia ancora quella costruita nel 1680, ne consegue che la maschera napoletana è stata collocata sulla torre già alla fine del XVII secolo. In effetti il personaggio Pulcinella, la cui 'invenzione' é da far risalire ai primi del Seicento (Sembra che l' inventore di Pulcinella sia stato Silvio Fiorillo intorno al 1620), raggiunse proprio sul finire del seicento popolarità universale in virtù della grande voga teatrale conquistata in Italia ed in Europa ed é possibile che possa essere stato ben conosciuto anche a Montepulciano che già nel secolo XVII era dotata di un teatro per rappresentazioni. E' proprio grazie all' osservazione di riproduzioni grafiche di fine Seicento - inizio Settecento di Pulcinella che ritroviamo le maggiori analogie con l'aspetto della statua poliziana, specie in riferimento al particolare tipo di cappello ed al colletto che contrastano con quelli delle iconografie moderne della maschera napoletana (VB Enciclopedia Treccani alla voce: Pulcinella). Sembra quindi da escludere che la costruzione del "fantoccio" sia da mettere in rapporto al lascito di un benefattore napoletano, come la tradizione poliziana asserisce, del quale, fra l'altro, non viene trovato alcun riscontro nei documenti della Fraternita di quegli anni. Da allora la statua, pur con molteplici interventi di restauro, resiste in cima alla torre e continua dopo oltre tre secoli a battere le ore.Va detto infine che la storia degli automi ha inizio nel mondo della cultura islamica e bizantina nell'alto medioevo; attraverso questi popoli tali 'diabolici marchingegni' furono conosciuti anche nel mondo occidentale dove furono usati per creare sbalorditive macchine sacre e profane, ma anche utilizzati come 'battitori' dei nascenti orologi meccanici. Uno dei più antichi di questi automi 'jacquemarts' (come vennero chiamati i battitori di orologi dalla fine del Trecento in poi) conosciuti in Italia é il celebre 'Maurizio', posto sull' omonima Torre di Orvieto (1351). La differenza fra questa prima generazione di 'automata' e le 'figure mobili' che furono introdotte negli orologi italiani dalla seconda metà del Quattrocento, stà nel fatto che mentre, ad esempio, il Maurizio di Orvieto non ha braccia snodabili e suona le ore grazie al movimento dell' intera figura che avviene per ruotazione della base, nel periodo successivo si otterranno risultati di maggiore mobilità degli arti e/o della testa. Il nostro automa, sia nella versione "mangia" (1524) che nella versione pulcinella (1680), appartiene a questa seconda generazione di 'battitori' semoventi di cui fanno parte anche quelli del celebre orologio veneziano di Piazza di S.Marco.
Riccardo Pizzinelli
Nota bibliografica: Palazzo Pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione. A cura di Cesare Brandi, Monte dei Paschi di Siena, 1983, p.126, 128, 141, 228 e 425, tav. 149; Teatri, luoghi di spettacolo e accademie a Montepulciano ed in Valdichiana, 1984).
Documenti: Archivio Storico Comune di Montepulciano, fondo Fraternita S.Agostino: vol. 174 - Entrata e Uscita 1510/1531, cc.182r, 185r, 195r, 195v, 196r - 200r; vol. 10 - Entrata e Uscita 1531/1547 , c.35v; vol. 28 - Deliberazioni 1674/1693, cc. 49r, 62r, 62v; vol. 119 - Entrata e Uscita 1679/1680, c.54r; vol. 29 - Deliberazioni 1693/1726, c. 139r; vol. 132 - Entrata e Uscita 1698/1699, c.50v; vol. 153 - Entrata e Uscita 1749/1752, c.70v.
Grazie Arch. Pizzinelli per il suo intervento preciso e documentato di fonti e che in parte e’ stato riportato nel libro di Guglielmo Marcocci (Ricordi del passato) su cui io mi sono basato per approfondire la storia dell’automa.
Ritengo dall’analisi delle fonti, che in parte conoscevo, che la forma dell’attuale automa sia probabilmente riconducibile al primo mangia piuttosto che alla maschera napoletana.
Questa mia convinzione nasce dalla constatazione che nell’incarico di sostituzione del Mangia non ci sia nessun riferimento alla sua nuova forma e questo vuole significare che la compagnia abbia commissionato il rifacimento del Mangia ma non l’alterazione della forma che sarebbe stato certamente un avvenimento fonte di discussioni e certamente archivisticamente documentato.
Questo e’ secondo il mio parere ben supportato dal fatto, come lei ha ben evidenziato, che tra la ricostruzione del nuovo mangia (1650) e la prima apparizione del nome Pulcinella all’automa (1750) corrono 80 anni.
In questo lasso di tempo mi sembra di capire non compare mai in nessun documento poliziano noto il nome Pulcinella e questo e’ sarebbe improbabile per un automa che dalla sua creazione avrebbe dovuto avere come riferimento artistico originario la maschera napoletana.
Il Prof. Guglielmo Marcocci riporta nel suo libro (tra le tanti citazioni) una in particolare che pare confermare questa tesi e cioe’ quella del Prof. Andrea Calmi, del ginnasio poliziano, che nel 1881 pubblico’ un corposo articolo sull’argomento in cui affermava, con novizie di riscontri letterari :
” il Pulcinella Poliziano non va’ confuso con la maschera napoletana perche’ il nostro e’ una figura di onesto cittadino, torreggiante, imperterrito, sull’alto di una piazza con cappello a larghe falde, con una sopravveste bianca, stretta alla cintura e con calzini bianchi serrati al polpaccio. L’abito e’ disseminato di grossi bottoni e, nella mano sinistra,impugna un’asta da oltre tre secoli, cioe’ dalla seconda meta’ del 600, ogni volta che trenta minuti precipitano nel nero abisso del tempo, il braccio destro, senza dolersi del formicolio in tanti anni passati nell’umidita’, si alza lentamente , ricade e piu’ volte colpisce col martello la malcapitata campana di bronzo e vigila sulla piazza”.
In queste antiche parole mi sembra che si possa riassumere tutto il fascino ed il mistero che questa opera ci ha trasmesso e che probabilmente continuera’ a trasmetterci nei secoli futuri.
Ringraziandola ancora per il contributo le chiedevo come valianese se come societa’ storica avevate mai studiato gli archivi e libri criminali dell’antico Comune di Valiano che dovrebbero essere nell’archivio storico del comune di Montepulciano.
Il prof.Marcocci,incontrando Giordano Bruno all'altro mondo,avrà subito un'accoglienza molto movimentata.La sua aderenza al carattere di Manfurio nel "Candelaio" ,con relativi equivoci linguistici che gli meritano le legnate di Capitan Palma ,è indiscutibile.Vede,Menchetti,la faccenda è seria e va discussa con calma.L'automa, prima e dopo il rifacimento,ostentava una maschera?Il costume ha un'importanza decisamente secondaria.E' la maschera che corrobora,relativamente si intende,l'ipotesi di una parentela tra Pulcinella e l'automa.Per altro verso,se la maschera viene apposta all'automa con il rifacimento, rinnovandone l'identità:non potremmo trovarci di fronte,tenuto conto dell'epoca,ad una colta e sottile allusione barocca al trionfo del tempo e del disinganno?Affidandola a chi ,meglio di chiunque altro, è stato ,ed è ,in grado di rovesciare ogni eroico furore in saggio disincanto. Magari quell'artigiano aveva capito più cose, ed ha lasciato a Montepulciano un piccolo monumento di arguta saggezza ,di quelle contenute nella mente ristretta di Marcocci ,con le sue illusioni "progressiste" e civili.Secondo Dario Fo,Goldoni non aveva capito Pulcinella:si sorprenderebbe se non l'avesse capito Marcocci?
Grazie Prof. de Lucia per l'intervento appassionato ed intenso.
Lei pone domande precise e pertinenti a cui io purtroppo non sono in grado di dare una risposta storiografica e documentale.
La sua competenza e cultura sulla storia della letteratura e teatro napoletano e' una risorsa per poter analizzare il quesito, o meglio i quesiti, che accompagnano, e sempre accompagneranno, questo automa.
E' il suo fascino ed incanto, a cui ben pochi hanno resistito, che ha rivestito nei tempi il pulcinella poliziano.
Le chiedo quindi di esternare con liberta' le sue considerazioni muovendosi tra diverse ipotesi e presupposti per risalire a cio' che l'artista voleva realizzare.
Accostare l'anima di Giordano Bruno all'anima di un Poliziano e' opera molto temibile e spinosa in quanto come Lei sa' il Card. Bellarmino, venerato santo inquisitore Poliziano, fu' colui che confuto' al grande filosofo dell'ordine mendicante le due (delle otto) proposizioni di eresia su cui il frate non abiuro'.
Un saluto cordialissimo
Ing Maurizio Menchetti
Caro Menchetti,
nel mio intervento ho commesso un errore.Attribuendo la paternità di certe affermazioni del prof.Calmi al prof.Marcocci.Il quale potrebbe anche non averle condivise;essendosi limitato a riportarle ,assieme ad altre, per ricostruire la storia dell'automa.Tale errore ha avuto come corollario una collocazione oltremondana di Marcocci che potrebbe ,e me ne dolgo moltissimo,suscitare comprensibile risentimento al professore eventualmente in vita.Lunga vita a Marcocci ,dunque,e convinta conferma del giudizio negativo sul filisteismo di Calmi.Lei fa bene a sottolineare che ci stiamo tutti muovendo su piani ipotetici e suggestivi.Trovo che questo sia sano , divertente e pulcinellesco.
Cordialmente,Felice De Lucia
non per spirito di polemica e di contestazione ad ogni costo, ma io ritengo che che il restauro, che in verità ame pare una ricostruzione, pur indispensabile per il mantenimento statico dell'edificionon sia stata proprio cosi' impeccabile come ho letto, secondo me è stata completamente snaturato rispetto alla definizione storica dell'edificio, aveva un struttura con mattoni a vista cinquecentesca, forse con una origine medioevale, è stato trasformato in un edifcio "moderno" con la veste neoclassicheggiate reinventando la muratura e le costalatura laterale che nemmeno esisteva, anche l'impatto urbanistico nel contesto storico urbastine risente, pare un'intervento di restauro in Stile purista" in pieno secolo XXI ma a Montepulciano e in Toscana non mancano casi simili purtroppo recenti, vedi terrazza in cemento armato nel secentesco palazzo dei gesuiti...per cui doloroso ammetterlo a volta è meglio lasciere gli antiche edifici cosi' che metterci le mani