L’Angolo del Bibliotecario

L’angolo del Bibliotecario: “Nero ananas” di Valerio Aiolli

“Sente l’odore della città ferita appena sceso dall’auto blu, nonostante abbia ancora un po’ di febbre, la tosse e il naso chiuso. E’ un odore di dicembre, di nebbia, di fiati. Di persiane serrate, di bandiere listate a lutto, di silenzio. Di mandorle amare. Di polvere, di sangue.”
Così inizia “Nero ananas” di Valerio Aiolli con cui la casa editrice Voland (il nome è un dichiarato omaggio al “Maestro e Margherita” di Bulgakov) è riuscita ancora una volta a entrare nella prestigiosa dozzina del Premio Strega. Il merito naturalmente va ascritto in primo luogo all’autore che ha avuto il coraggio di intraprendere un viaggio impervio dal punto di vista culturale e artistico, consistente nell’attraversare alcuni tra gli anni più bui della nostra storia recente. Anni ancora oggi non pacificati e in larga parte circondati da un fitto e colpevole alone di nebbia.
La data di partenza è tristemente famosa, 12 dicembre 1969, Strage di Piazza Fontana. Da lì la storia si dipana attraverso una selva di personaggi dalle esistenze e dai caratteri estremamente variegati, ma tutti in qualche modo legati da quel filo insanguinato che, mediante la cosiddetta “strategia della tensione”, porterà l’Italia nella palude drammatica degli anni di piombo.
C’è un bambino all’affannosa ricerca della sorella scomparsa nel gorgo sconosciuto dei misteri di Stato. C’è un politico democristiano che si arrovella in complicate e talvolta ambigue scelte di governo. C’è un anarchico che passa di prigione in prigione fino a maturare dentro di sé una tragica svolta. C’è un gruppo di estremisti di destra, in parte manovrati da forze oscure interne ed esterne al Paese, ma tutti a vario titolo coinvolti in azioni violente e, appunto, nell’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.
La data di arrivo è forse meno famosa, ma altrettanto tragica: 17 maggio 1973, Strage della Questura di Milano.
Quattro anni di fuoco e di morte, di intrighi e tradimenti, di scelte eroiche o sbagliate.
Un libro da leggere per comprendere il clima avvelenato di un’epoca che ci appare lontana, ma che in realtà è appena dietro le nostre spalle e forse dispiega ancora i suoi effetti sulla società attuale. Un libro, soprattutto, per non dimenticare il sacrificio degli innocenti.

Andrea Vignini

Da qualche tempo ho preso l'abitudine di pubblicare sulla mia pagina FB alcuni suggerimenti librari, prevalentemente di narrativa. Ho chiamato questo spazio "L'angolo del bibliotecario" per significare che non è mia volontà arrogarmi l'immeritato titolo di critico letterario e che si tratta solo di un innocuo divertissement intellettuale senza pretese. Le poche regole sono le seguenti: suggerire solo libri che rispondono ai miei gusti (non per superbia, ma molto più banalmente perché non leggo quelli che non mi piacciono), privilegiare le Case Editrici piccole o medie che lavorano seriamente in mezzo a tanti problemi di promozione e distribuzione, proporre autori italiani e stranieri di valore che magari sono idolatrati dagli addetti ai lavori e dai cosiddetti "lettori forti" ma risultano ancora poco conosciuti al grande pubblico e infine evitare accuratamente di parlare di editoria a pagamento

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Andrea Vignini

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