Anche se intorno a noi s’infittisce la nebbia minacciosa che ormai da troppo tempo ci avvolge, non cessa il mio viaggio di esplorazione nei cataloghi delle piccole e medie case editrici indipendenti italiane.
È questa la volta della Lindau di Torino, inizialmente specializzata nella saggistica cinematografica (campo in cui ha acquisito in poco tempo una notevole rinomanza) che ha poi ampliato la sua produzione verso i verdi pascoli della narrativa e poi – anche in seguito all’acquisizione di marchi preesistenti – dell’editoria alternativa, del coaching, del libro d’inchiesta, dei testi di argomento religioso e perfino esoterico.
Il libro che ho scelto di recensire oggi (seguendo il suggerimento di un’amica che ringrazio) è “La notte negli occhi” di Francesco Baucia. Un romanzo storico che affonda le radici in una vicenda realmente accaduta, anche se poco conosciuta, che ha per protagonista un giovane di nome Ludwig Fischer.
Lo so, questo nome non dirà nulla alla maggior parte dei miei lettori, ma di sicuro molti invece avranno sentito parlare del suo famosissimo padre che, non a caso, all’interno del romanzo è spesso definito semplicemente come “il Grand’uomo”. Sto parlando niente di meno che di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, il più importante esponente dell’idealismo tedesco.
Ludvig Fischer, come è facile dedurre dalla diversità del cognome, fu figlio illegittimo del grande filosofo che prima lo abbandonò insieme alla madre e poi, dopo un tentativo di riavvicinamento, lo rinnegò definitivamente (come si vede non sempre la nobiltà dell’ingegno si rispecchia nelle azioni della vita). Il ragazzo, dopo una serie di drammatiche vicissitudini e dopo essersi infine arruolato nell’esercito coloniale olandese, si ammalò gravemente di malaria e si spense a Batavia (l’attuale Jakarta) il 28 agosto 1831, a soli 24 anni. Per uno strano caso del destino, in quello stesso anno morì anche lo stesso Hegel, l’uomo che aveva rifiutato di essergli padre.
Ecco, su questa triste storia vera Francesco Baucia innesta un romanzo che, a dispetto delle non molte pagine (appena 176 compresi i ringraziamenti finali) possiede il respiro, il tono e il ritmo dei classici. I pregi maggiori, a mio giudizio, risiedono nella capacità dell’autore di creare un’ambientazione in cui regna l’atmosfera palpabile di una tensione crescente e di tratteggiare dei personaggi complessi e screziati in cui luce ed ombra si intersecano in maniera mirabile.
Ho apprezzato molto anche la scrittura che si adatta in maniera perfetta all’argomento trattato e soprattutto all’epoca nella quale la narrazione si dipana. Uno stile con una lieve aura arcaizzante che però resta sempre controllata e non diviene mai caricaturale e che fa intravedere in filigrana l’influenza profonda della letteratura ottocentesca sull’autore. D’altronde è lui stesso alla fine del libro a denunciare il debito di riconoscenza artistico con scrittori del calibro di Conrad, Stevenson, Melville e l’immancabile Poe.
Per evitare ogni rischio di spoiler, concludo come sempre riportando la sinossi dell’opera direttamente dal sito della casa editrice:
“Batavia, 1831. Dopo un lungo viaggio dall’Europa, un medico noto per la sua abilità di «cercatore di uomini» sbarca sull’isola di Giava. Il personaggio più influente della cultura europea – il Grand’uomo dello Stato prussiano, il filosofo G. W. F. Hegel – gli ha affidato un incarico delicato: rintracciare il figlio illegittimo e rinnegato, Ludwig Fischer.
Cinque anni prima, dopo l’ennesima lite col padre, il ragazzo era fuggito arruolandosi nell’esercito coloniale olandese. Raggiunta Giava, però, aveva fatto perdere le proprie tracce, lasciando così nell’animo del genitore un rimorso insopportabile.
Messosi sulle orme di Fischer, il medico-investigatore si ritrova presto nel cuore di un enigma che sfida la sua capacità di portare luce nel buio. La riuscita dell’impresa dipende dalle risposte che saprà dare a quesiti decisivi: che cosa nasconde la fuga del ragazzo? Chi è il misterioso compagno che sembra seguire come un’ombra i passi di Ludwig? E ancora: esiste qualche connessione fra il giovane reietto e il cruento assassinio di un ufficiale olandese avvenuto nella giungla giavanese?
Ispirato a un episodio reale della vita di Hegel, La notte negli occhi coinvolge il lettore in un viaggio che è al tempo stesso una discesa nelle oscurità dell’anima e della memoria. Con la tensione di un giallo e con una prosa di grande suggestione, capace di rievocare i racconti del mistero e dell’avventura di Poe e Conrad, questo romanzo restituisce in maniera inedita una storia dimenticata di amore e odio, di ragione e follia.”