In occasione dei 150 anni dalla Comune di Parigi (18 mar 1871 – 28 mag 1871), le Edizioni Clichy di Firenze hanno messo in atto un’operazione culturalmente e storicamente meritoria e cioè la ripubblicazione di una delle opere più iconiche di quel periodo La Comune di Louise Michel, nella nuova traduzione di Chiara Fortebraccio Di Domenico.
Si tratta di un testo di difficile catalogazione. Non è un romanzo né un diario e non è propriamente nemmeno un saggio, ma un mix affascinante e originalissimo di tutte queste cose, scritto con uno stile immediato e traboccante di passione politica ed umana.
Ma chi era Louise Michel? Prendo in prestito la breve ma esauriente biografia riportata sul retro di copertina: “La «Vergine Rossa» cantata e amata da Hugo e Verlaine è una delle pioniere del femminismo e dell’educazione moderna. Nata nel 1830 nelle campagne francesi da un nobile e una domestica, consegue nel 1851 il più alto grado di studio concesso a una donna, quello di maestra. Per avere rifiutato di giurare fedeltà all’imperatore, non le è concesso di insegnare nelle scuole pubbliche e coi suoi risparmi apre una scuola privata. Nel 1856, dopo aver suscitato scandalo distribuendo tra i poveri l’eredità di famiglia, si trasferisce a Parigi dando vita a una delle prime scuole laiche. Nel 1871 è in prima fila sulle barricate della Comune; arrestata e processata, viene condannata alla deportazione a vita in Nuova Caledonia, ma non si arrende e continua a militare e diffondere le idee anarchiche anche lì, fino al suo ritorno in Francia nel 1880. Nel 1888 subisce un attentato da cui si salva: perdonerà il suo attentatore, dedicandogli una poesia. Muore a Marsiglia nel 1905.”
Sia chiaro, la storia che possiamo leggere in questo libro, non è una ricostruzione scientifica, asettica e neutrale degli eventi, tutt’altro, essa è il racconto di una protagonista orgogliosamente di parte, di una donna schierata sulle barricate che ha lottato non solo con le parole, ma anche e soprattutto con il fucile in mano e che ha partecipato in prima persona alla rivolta e al sogno della Comune, vedendolo fallire con la feroce repressione e l’eccidio di almeno 30.000 parigini. Non c’è spazio per gli estetismi e gli intellettualismi tra quelle righe macchiate di sangue. Si tratta di parole scritte per farsi comprendere da tutti e per fare sì che il ricordo di quelle gesta non vada perduto, ma anzi divenga di sprone ai rivoluzionari del futuro.
Come è naturale questa visione divise e divide ancora l’opinione degli storici e dei letterati e Louise stessa fu dipinta alternativamente o come una belva assetata di sangue o come una sorta di santa laica.
Una cosa è certa, vale ancora la pena (anzi, oggi più che mai) di ascoltare la voce appassionata di questa donna che ci racconta “i giorni e le notti che videro la strada prendere il potere, le barricate ergersi e cadere sotto i cannoni, migliaia di donne e bambini combattere accanto agli uomini. Una storia corale di sangue, coraggio e passione, appassionante come un romanzo e vera come la storia. Dedicata a chi ancora non ha smesso di lottare.”
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