Il libro di cui ho scelto di occuparmi oggi non è del tutto in linea con le mie preferenze abituali. Si tratta infatti di un romanzo di formazione dalla trama tenue e delicata che ha per protagonista un tipico adolescente dei nostri tempi al quale capita la disgrazia di essere colpito da una malattia degenerativa dell’udito. E’ un ragazzo come tanti, amante della musica e dei rapporti di amicizia sincera, che si trova d’un tratto a dovere affrontare la consapevolezza che la sua percezione del mondo è destinata a cambiare radicalmente e ad essere mutilata di uno dei sensi principali.
Di solito, dicevo, non amo questo genere di storie perché tendono facilmente a scivolare sia stilisticamente che concettualmente verso il registro del patetico, cercando una facile commozione stereotipata ed evitando di scavare nella psicologia dei personaggi che invece, per essere letterariamente apprezzabili, devono essere costruiti in maniera screziata, con luci ed ombre, così come sono le persone in carne ed ossa nella realtà.
In questo caso però l’autore è riuscito miracolosamente a non incorrere in questo errore così comune, tanto è vero che ciò che più colpisce del protagonista del libro è proprio la sua capacità di affrontare il dolore con gli occhi asciutti. Egli sa che l’handicap si approssima all’orizzonte e sceglie di affrontare la sua vita quotidiana con rinnovata attenzione, apprezzando e memorizzando dentro di sé le sensazioni e soprattutto i suoni che presto non potrà più avvertire. Lo fa con semplicità, senza sbandierare alcun eroismo, traendo energia da tutto ciò che ama.
Insomma, un cammino coraggioso verso il silenzio che incombe, ma anche verso un’esistenza che si dispiega attorno a lui con le emozioni e le avventure della giovinezza, quelle che hanno segnato la crescita di ognuno di noi nella complicata ed impervia salita fino alla conquista dell’età adulta.
Tutto questo, come ho avuto modo di dire all’inizio, viene narrato con uno stile ed una forma che sono fragili e sottili come l’equilibrio sotteso alla vicenda umana del protagonista. Una scrittura fatta di un’eleganza semplice e distesa che culla il lettore esattamente come il blues leggendario sul quale il racconto affonda le sue radici.
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