La 66thand2nd è una giovane casa editrice fondata nel 2008 il cui nome, ispirato all’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue a Manhattan, è un chiaro omaggio a New York che testimonia del particolare interesse per la moderna letteratura angloamericana.
Il libro di cui ho deciso di parlare oggi però è italianissimo sia nell’ambientazione geografica (una Torino post industriale), sia per il particolare mondo che ritrae (quello del calcio, con le sue poche luci e le molte ombre) sia per l’autore, che è l’esordiente Stefano Trinchero.
Devo confessare che la prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stata la stupenda copertina che, semplicemente giocando con il contrasto tra le varie tonalità di bianco e nero, riesce ad affascinare il lettore, invitandolo ad entrare tra le pagine del libro.
La seconda caratteristica che mi ha colpito, una volta intrapresa la lettura, è la notevole abilità di Trinchero nel gestire i dialoghi che risultano sempre credibili, vivaci ed arguti e costituiscono, a mio parere, il vero motore dell’intera narrazione. E’ una capacità piuttosto rara fra gli scrittori italiani che, il più delle volte, preferiscono indulgere in virtuosismi e leziosità letterarie, facendo così perdere velocità e spontaneità al racconto ed è tanto più notevole, in questo caso specifico, se si considera che a possederla in maniera già così netta è proprio uno scrittore esordiente.
La terza cosa che mi è piaciuta è il fatto che questo noir, seppure piuttosto classico nell’impostazione della trama (ed è questa a mio parere la sua unica debolezza), ci presenta tutta una serie di personaggi che hanno la forza di uscire dalla carta stampata per stagliarsi vividamente nella memoria del lettore e che, nel loro complesso, rappresentano una critica evidente ad una borghesia cittadina che è ormai in completo disfacimento morale e culturale. Un tema questo che fa sì che l’opera sia in grado di travalicare il genere cui appartiene, per diventare anche romanzo di costume e ritratto dell’Italia contemporanea.
Concludo, come è mia abitudine, riportando fedelmente una parte della sinossi del libro direttamente dal sito della casa editrice ed invitando i miei quattro lettori ad intraprendere questa nuova avventura libraria in compagnia di un autore di cui credo che sentiremo ancora parlare.
“Un drammatico incidente d’auto riduce in coma Gonzalo Malagutti, giocatore della Lungodoriana, terza squadra di calcio di Torino. La storia approda sulla scrivania di Guido Riberto, navigato giornalista sportivo, che è costretto a indagare sull’accaduto come un «cronista di nera» alle prime armi. Riberto scopre che dietro l’incidente del centravanti argentino si nascondono loschi traffici a danno di una compagnia assicurativa. Ma la truffa è solo la punta di un iceberg di decadenza e corruzione ramificato nella buona società torinese…”
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