Mi scuseranno i miei quattro lettori se per la seconda volta consecutiva ho deciso di recensire un libro tratto dal catalogo di Nutrimenti, dando forse l’impressione di non essere equanime nel giudicare il lavoro meritorio di tanti piccoli e medi editori indipendenti. A mia parziale scusante, dopo avere già confessato in precedenza il mio amore per le copertine di questa casa editrice, oggi voglio aggiungere che in genere mi piacciono molto anche i testi che pubblica.
E’ questo il caso, per esempio, di “Il tuo volto sarà l’ultimo” di João Ricardo Pedro, vincitore del premio Leya 2011 per la migliore opera inedita in Portogallo, e che si annuncia fin da questo suo esordio come una delle voci più significative della letteratura portoghese, almeno dai tempi di Antonio Lobo Antunes.
Il libro potrebbe apparire una classica saga familiare, uno di quei racconti che ripercorrono la storia di una nazione attraverso il dispiegarsi nel tempo di varie generazioni di uomini e donne legati tra loro da un vincolo di sangue. E in un certo senso è proprio così. Ma il modo in cui la trama si svolge, con un continuo avanzare e tornare indietro, rallentando per poi ripartire a grande velocità e poi il cambio repentino di registro che lo scrittore sa imporre e che spazia con assoluta disinvoltura dal drammatico al comico, sorprendendo il lettore con una lingua che a tratti si asciuga e a tratti si infervora, ecco tutto questo fa di quello che a prima vista potrebbe sembrare un semplice volume come tanti altri un piccolo gioiello della narrativa contemporanea che, come ho già detto, potrebbe segnare la nascita di un autentico talento.
E’ lo stile dunque, capace di esprimere il dramma (e talvolta l’orrore) di cui è fatta la gran parte della storia del ‘900, condendolo di ironia e perfino di un sottile umorismo, che rende questo romanzo così originale, unico direi, in un panorama letterario europeo in cui ormai quasi tutti i sapori sono uguali, quasi tutte le asprezze sono limate e addolcite e non ci si aspetta più quasi nulla di strano o di diverso dal solito.
Eppure è proprio quel “quasi” che rende ancora così emozionante l’esperienza di aprire e sfogliare le pagine intonse di un nuovo libro e in questo caso vi assicuro che avrete la prova che c’è ancora spazio per farsi stupire dalle parole.
“Il 25 aprile 1974 la Rivoluzione dei garofani mette fine al regime instaurando la democrazia in Portogallo. Quello stesso giorno, in un piccolo villaggio nel centro del paese, l’uomo con l’occhio di vetro scompare. Lo hanno visto partire di buon’ora, armato del fucile. Dopo lunghe ricerche lo ritrovano morto, devastato di colpi. Quarant’anni prima, era apparso dal nulla, malridotto e senza un occhio. Il medico del villaggio lo aveva curato. Aveva restituito simmetria al suo volto. Gli aveva offerto un lavoro e un posto dove stare.
Avanti e a ritroso rispetto a questi due episodi, lungo tutto un secolo, si snoda l’intreccio di questa acclamata opera prima, la storia di tre generazioni di una famiglia portoghese nel tempo della dittatura, delle guerre coloniali, della rivoluzione e della disillusione: il dottor Augusto Mendes, che ha eletto il proprio rifugio fra le montagne; il figlio António, che ha riportato dall’Africa cicatrici e fantasmi; il nipote Duarte, destinato a sperimentare gli oscuri malefici dell’arte. Intorno, una straordinaria costellazione di personaggi, ciascuno con la propria odissea e il proprio dolore.
Un romanzo poetico e misterioso, disseminato di enigmi, intersezioni e ricorrenze, che rivela un narratore di grande talento, per il quale la critica ha evocato paragoni illustri come Saramago e García Márquez.”