Dopo la pausa pasquale ho pensato di riprendere la mia rubrica puntando sull’ultima fatica letteraria di una scrittrice di culto e su una piccola casa editrice romana dotata di grandi ambizioni e di un ottimo catalogo. Amélie Nothomb è una scrittrice belga di lingua francese che da quando esordì nel 1992 con “Igiene dell’assassino”, ottenendo un immediato e sorprendente successo di critica e di vendite, ha continuato a pubblicare in media un libro all’anno, sempre più o meno nella stessa data e restando fedele ai medesimi editori.
Per l’Italia si tratta di Voland di cui mi sono già occupato in passato e che ha ottenuto da poco la soddisfazione di vedere uno dei suoi libri incluso tra i 27 che concorreranno ad aggiudicarsi il prossimo Premio Strega (sto parlando di “Conforme alla gloria” di Demetrio Paolin, di cui ho intenzione di occuparmi presto).
Tornando ad Amélie Nothomb, voglio premettere che sono da sempre un ammiratore della sua prosa originale e caustica che ancora una volta ritroviamo, per niente addolcita né invecchiata, in questa sua ultima opera intitolata “Il delitto del conte Neville”. Ed è proprio lo stile, vivace ed ironico, che rende questo volume (al pari degli altri che l’hanno preceduto) un godibilissimo e raro esempio di quella letteratura, ormai pressochè introvabile, capace di divertire e di fare riflettere ad un tempo. Questo è vero in particolare quando la Nothomb si misura con quei dialoghi realistici e fulminanti che sono il suo vero marchio di fabbrica e che, come dicevo all’inizio, l’hanno condotta a diventare un’autrice di culto, dotata di un proprio pubblico affezionato (tra il quale sono orgoglioso di annoverarmi) che aspetta ogni sua opera con costante apprensione senza mai rimanere deluso, almeno fino a questo momento.
La critica ufficiale ha quasi unanimemente voluto trovare delle affinità tra quest’opera e la tragedia greca classica dal punto di vista della trama, mentre riguardo alle modalità di narrazione molti hanno ipotizzato vi sia stato un attingimento piuttosto cospicuo nei confronti di Oscar Wilde. Questo è sicuramente vero (tanto più che la stessa casa editrice lo afferma chiaramente), ma spero nessuno voglia adombrarsi se, con tutto il rispetto, mi permetto di dissentire almeno in parte. A me pare infatti che tra gli ormai molteplici libri che la nostra autrice ci ha regalato negli anni, questo sia uno dei più “nothombiani” (mi si perdoni il neologismo). Certo, nessun autore può fare a meno di rifarsi, volente o nolente, alla letteratura che l’ha preceduto e l’influenza della tradizione è inevitabile per tutti in ogni tempo. Ed è anche possibile che qualche grande scrittore del passato abbia pesato più di altri nel formare la lingua e lo stile di quest’opera in particolare. Dico di più, è probabile che questi collegamenti letterari siano intenzionali e che Nothomb si sia divertita a realizzare un processo di mimesi letteraria. Eppure resta il fatto che, a mio modesto avviso, la caratterizzazione e la psicologia dei personaggi, il loro peculiare modo di esprimersi, nonché il clima che si respira tra le pagine del libro, riportano in maniera evidente, piuttosto che ad esempi più o meno antichi o prestigiosi, alle qualità originali dell’autrice e ad altre pagine memorabili contenute nelle sue opere passate, a cominciare proprio dal libro che la lanciò e cioè il già ricordato “Igiene dell’assassino”.
Concludo come sempre proponendovi la sinossi dell’opera tratta dal sito della casa editrice e augurandovi buona lettura.
“Il conte Neville, aristocratico belga decaduto, è costretto a vendere il suo magnifico castello nelle Ardenne. Prima di uscire di scena, per celebrare l’onore della famiglia, decide di organizzare una lussuosissima festa di addio. Ma nei giorni che precedono l’evento Sérieuse, la sua figlia più giovane, fugge di casa e si nasconde nella foresta. A trovarla è una misteriosa chiaroveggente e sarà costei, dopo aver avvertito il conte del ritrovamento della ragazza, a fargli una spaventosa profezia: «Durante il ricevimento, lei ucciderà un invitato». Il conte Neville, ossessionato da queste parole, dovrà trovare un modo per sfuggire al suo tragico destino. Riprendendo Oscar Wilde e la tragedia greca Amélie Nothomb gioca con la letteratura e con l’intelligenza dei lettori, fornendo come al solito una sua personale versione dei miti”.