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L’altro Mondiale e il Brasile che non ci racconta nessuno

Gli stadi non sono terminati, così come i collegamenti ad aeroporti e stazioni. A pochi giorni dalla partita inaugurale, il Mondiale vede calare a picco la sua popolarità e proprio tra i suoi cittadini. Si giustifica male, infatti, la spesa di oltre 11 miliardi di dollari, un quarto dei quali strappati all’erario pubblico, distratti dalla loro destinazione d’uso per i servizi sociali e l’istruzione. “Tutto è ancora un grande cantiere all’aperto e sicuramente le tv non mostreranno il vero caos nel quale viviamo né le difficoltà che i turisti affronteranno in Brasile. Una vera vergogna nazionale“. A parlare è Renato Sebastiani, tifosissimo dell’Italia, insegnante d’italiano in una scuola di lingue straniere, nato a Milano nel 1963, emigrato in Brasile nel ’68.

Una voce, la sua, molto dura e che spiega, dal suo personale punto di vista, come l’attuale situazione sia peggiore di quanto fosse possibile immaginare solo qualche mese fa.

I ritardi e la criticità di Manaus – “I lavori sono tutti in ritardo – spiega Sebastiani – sia quelli degli stadi che quelli relativi alle infrastrutture delle città ospitanti il Mondiale e così le vie di trasporto. Dovrebbero essere tutte priorità ma verranno risolte, al solito, nello stile brasiliano: all’ultimo minuto. Si stima che solo il 30% delle migliorie previste nei lavori di questo Mondiale vedranno un epilogo. Negli aeroporti alcuni nuovi settori, ad esempio a San Paolo, furono inaugurati ma da incompleti e non in condizioni operative. Sempre a San Paolo, la linea ad alta velocità – grande promessa del Governo – che collega in poche ore la città a Rio de Janeiro, non verrà completata in tempo, nemmeno per le Olimpiadi del 2016. La situazione più preoccupante riguarda tuttavia lo stadio di Manaus. Con le recenti alluvioni e le piene del Rio Negro, la città ha subito danni importanti e delle conseguenze ne soffriranno gli stessi turisti oltre alla popolazione locale. E’ infatti molto forte il rischio di un blackout nel rifornimento di elettricità e questo per deficit strutturali e scarsi investimenti governativi“.

La “normalità” dei decessi per morte violenta – “Recentemente – racconta l’insegnante – c’è stata ancora una vittima nei cantieri, un operaio allo stadio Pantanal, a Cuiabá. Tuttavia, quello che più ci intristisce, è la banalizzazione degli incidenti e della violenza che regna forte in Brasile. Accade anche in altri contesti. Ad esempio, ogni anno, il traffico stradale fa più vittime dei morti contati in un’intera guerra del Vietnam. Nessun accaduto di questo tipo rimane nella memoria perché ce ne sono tanti a sostituirli, quotidianamente. Il Brasile è un paese violentissimo, uno degli Stati al mondo che annovera il maggior numero di decessi per cause non naturali: omicidi, incidenti stradali o nei cantieri per mancanza di sicurezza“.

Tensioni sociali e pugni di ferro – “Molto probabilmente ci saranno nuovi sit in sia all’inizio che durante i Mondiali, spesso presso gli stadi. La tensione è spasmodica e il Governo ha già decretato una legge che gli permette di usare la forza per combattere qualsiasi manifestazione ritenuto – ad esclusiva loro discrezione – violenta o non giustificata. Il concetto di “non giustificata” in un momento come questo, è il fattore più preoccupante ma non il solo. Siamo stati informati che i giorni nei quali giocherà la Seleção, sono stati decretati festivi. E’ inconsueto: non abbiamo mai avuto, finora, una giornata interamente libera dal lavoro nelle scuole o in altre attività quotidiane. E’ la prima volta, questo ci inquieta“.

L’avidità degli hotel, la beffa per i piccoli commercianti – “Il rischio flop per gli alberghi, è molto alto ma continuano a fissare i prezzi alle stelle, dunque “abusivi”, nonostante lo scarso numero delle prenotazioni. Tutto questo è un vero peccato per i piccoli commercianti che dipendono dal turismo stagionale e tanto avevano puntato sui Mondiali per veder migliorare i loro affari e quindi la loro qualità di vita. Per quanto riguarda gli stadi, il flop non sarà così forte. Online i tagliandi sono andati a ruba e le biglietterie hanno visto accodarsi in fila tante centinaia di persone. Davvero impressionante“.

Le quattro stagioni, i viaggi infiniti degli Azzurri – “Il Brasile è il quinto paese più grande al mondo e non si può descrivere una sola stagione o clima. Il Mondiale verrà giocato in dodici città disperse in tutto il territorio. Nella zona torrida, l’equatoriale, ci sono Natal, Fortaleza e Manaus; e un po’ più al sud, Recife e Salvador, dove la temperatura sfiora facilmente i 35-40 gradi sotto un sole cocente. Manaus e la capitale Brasilia vivono gli estremi dell’umidità: Manaus arriva al 90% con piogge forti e costanti. La capitale, durante i mesi di giugno e luglio, può registrare una siccità desertica. Cuiabá è una città conosciuta come “la porta dell’inferno” per il suo caldo terrificante. Nella regione sud-ovest, abbiamo Belo Horizonte, São Paulo e Rio de Janeiro, quest’ultima sempre soffocante. Già al sud, Porto Alegre e Curitiba, i termometri si mantengono, in inverno, tra i 5 e i 20 gradi, a volte anche meno. Non bastassero caldo e umidità, uno dei più grossi problemi da affrontare sarà la stanchezza per gli spostamenti. Tra tutte le nazionali in ballo per il titolo mondiale sarà proprio l’Italia – così come gli Usa – a dover viaggiare di più durante la fase a gironi. Complessivamente saranno 19.500 i chilometri tra voli e spostamenti in pullman per gli azzurri, contro gli 8.600 del Brasile e i soli 2.300 chilometri per il Belgio. Se poi l’Italia supera il turno, allora ce ne saranno tanti altri da fare. Ecco perché tutti ribadiscono l’importanza di un allenamento da superman per i giocatori italiani: hanno ragione!“.

Euforia nella torcida – “C’è grande fiducia nelle prestazioni della Nazionale brasiliana, nonostante una grande parte della popolazione sia consapevole che la conquista del titolo mondiale, in una situazione politica ed economica come quella attuale, intorpidirà le menti meno acculturati, il vero obiettivo di raccolta consensi di questo Governo, alle prossime elezioni. La più grande preoccupazione dei loro esisti, sta proprio nel problema che tutto rimanga esattamente come adesso. Uguale, sia in politica che nell’aspetto economico“.

Monia Bracciali

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Monia Bracciali

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